Scelta civica. Montiani in fuga, Popolari verso l’addio

Scelta civica. Montiani in fuga, Popolari verso l’addio

23 Ottobre 2013 0 Di Ettore Maria Colombo

RETROSCENA (da ‘Lettera43.it’)

Scelta civica, montiani in fuga

Il Prof potrebbe vincere sui numeri. Ma non politicamente. «Non fatevi svendere».

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Per Pier Ferdinando Casini non ci sono dubbi. «Non è che Monti ha rotto con me. Ha rotto con il resto del mondo…».

Parole acide che arrivano da colui che è ritenuto dal Professore il «nemico pubblico numero 1» insieme col ministro Mario Mauro, di cui i montiani hanno, in sostanza, chiesto le dimissioni.

REDDE RATIONEM IN SCELTA CIVICA.
E se è vero che il redde rationem del 22 ottobre tra montiani e casinian-maurian-oliverian-dellaiani (con Casini e Mauro, infatti, stanno pure Andrea Olivero e Lorenzo Dellai) dovrebbe finire, almeno a guardare i numeri, con una (abbastanza netta) affermazione dei primi, è anche vero si tratterà di una vittoria di Pirro.
Politicamente e strategicamente, infatti, a vincere la partita che sta dilaniando Scelta civica saranno Casini e i suoi compagni di viaggio catto-moderati. Tutti pronti a lanciare una ‘cosa’ bianca e moderata, la ormai celeberrima sezione italiana del Ppe. Il che si verificherà da qui a qualche mese, quando si farà davvero prossima la scadenza delle elezioni europee, a oggi programmate per giugno 2014.

IL PROGETTO DI ZENTRUM MERKELIANO.

Sarà a partire dai risultati che incasseranno Pdl e alleati e il grande centro che potrebbe venire alla luce – a condizione che Angelino Alfano abbia la meglio nella lotta intestina al Pdl – non un piccolo Zentrum di bismarckiana memoria, ma un vero centrodestra di stampo merkeliano, con la Lega e la Nuova Destra (Fratelli d’Italia più Francesco Storace) a far da satelliti.

UN «MINESTRONE» PIGLIATUTTO.

Un nuovo Zentrum, questo, che conterrebbe molte e diverse anime. Vi si potrebbero riconoscere leader (da Casini ad Alfano) del centrodestra, attuali ministri del governo Letta (da Mauro e Maurizio Lupi di area ciellina), ex governatori (da Roberto Formigoni a Raffaele Fitto), cattolici di lungo corso moderati o Teocon (da Maurizio Sacconi a Rocco Buttiglione, fino a Paola Binetti) a braccetto di ex-liberal e radical riconvertiti (da Ferdinando Adornato, ex Pds, ad Aldo Di Biagio, ex Fli) ed ex socialisti come Renato Brunetta e Fabrizio Cicchitto.
Una compagine che avrebbe le carte in regola per dare del filo da torcere al centrosinistra del futuro che sarà guidato, con buone probabilità, da Matteo Renzi.

 

L’asse del Prof: confindustriali, ex Pd e Italia futura

 

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Il premier italiano che firmò il Fiscal Compact (2011), Mario Monti

Del resto che il ‘centrino’ targato Mario Monti e nato in una stanza di palazzo Chigi esattamente un anno fa sia già bello che morto e sepolto è un fatto. E presto si conosceranno i numeri della scissione.
Infatti, martedì 22 ottobre, dopo la riunione dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato, si terrà il direttivo nazionale di Scelta civica convocato nella sede di via Poli.

IL TRIDENTE CA-MA-OL.

In quell’occasione sarà sancita la rottura definitiva tra il tridente Ca-Ma-Ol (Casini-Mauro-Olivero) e l’asse che il Prof aveva messo in campo, formato dai confindustriali (il vicepresidente Alberto Bombassei e il tesoriere Gianfranco Librandi), dai montezemoliani – con in testa Andrea Romano – dagli ex-Pd di area liberal (Linda Lanzillotta e Alessandro Maran) e dagli ex-radical, oltre che liberal come Benedetto Della Vedova.
Sul piano numerico non ci dovrebbe essere competizione: la conta la dovrebbe vincere, e largamente, il fronte montiano.

LA CONTA A PALAZZO MADAMA.

Oggi, Sc al Senato conta su venti senatori: in 11 o 12 dovrebbero restare con Monti mentre solo cinque o sei dovrebbero aderire al sottogruppo casiniano. Infatti, stando ai «ragionieri» montiani, sugli 11 firmatari del documento che ha portato l’ex premier alle dimissioni, «almeno cinque o sei li recuperiamo».
Ne resterebbero, dunque, cinque, sei al massimo che andrebbero a sommarsi ai tre senatori eletti direttamente nelle fila dell’Udc (Casini, De Poli, Merlo, eletto all’estero, per il Maie-Udc) e a un eletto ex-Fli (Di Biagio).Un totale di una decina di senatori che, da soli, finirebbero nel gruppo Misto. Ma che potrebbe presto ricongiungersi con i 24 del Pdl di area cattolica e fede alfaniana (i vari Formigoni, Sacconi, Giovanardi), facendo nascere un vero e proprio ‘gruppone’ moderato e di centro.

DELLAI SEGUE PIERFERDY.

Le cose non vanno meglio alla Camera: sui 37 eletti di Sc a Montecitorio, guidati da Dellai, sono pochi, al momento quelli che potrebbero convergere sul documento Casini-Mauro. E il rischio è che finiscano pure loro nel gruppo Misto. Compreso Dellai, in via di definitiva rottura con lo stesso Monti dopo aver cercato, inutilmente per mesi, di ricucire la frattura.
In tutto si parla anche in questo caso di 11, al massimo 12 deputati. Tra loro, oltre agli udiccini Adornato, Buttiglione, Binetti, Lorenzo Cesa e Gianpiero D’Alia, c’è la pattuglia dei cattolici ‘francescani’ (Mario Sberna e Gianluigi Gigli), gli aclisti vicini a Olivero e qualche ex della Margherita. Ma soprattutto Mario Marazziti, ‘anima’ della comunità di Sant’Egidio e storico braccio destro dell’ex ministro Andrea Riccardi, che si è messo, silente e preoccupato, da mesi in disparte.
Nomi e personalità significative, certo. Ma forti soprattutto di un progetto, quello del Ppe in ‘salsa’ italiana che piaceva tanto alla Cei del cardinal Camillo Ruini ma che piace ancora, e tanto, anche alla Cei di Bagnasco.

 

 

La diaspora dei montiani verso il Pd a trazione renziana

 

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Andrea Romano, esponente di Italia futura

Nonostante il pallottoliere sia loro favorevole, i montiani hanno ben poco da festeggiare. Anche se vinceranno la guerra dei numeri nei gruppi di Scelta civica alla Camera e al Senato, infatti, perderanno la guerra vera, quella di medio-lungo periodo. E allora sì che, dentro un partito mai nato, inizierà la vera diaspora.

LA FUGA DEI MONTEZEMOLIANI.
Quella che vedrà Andrea Romano e una parte del club dei montezemoliani (Pietro Ichino, Nicola Rossi) ritornare all’antico amore della sinistra targata Matteo Renzi. Lì dovrebbero riconfluire pure ex-Pd liberal (Lanzillotta, Maran.) anche se, forse, dopo un passaggio alle Europee nell’Alde, gruppo liberal-democratico che tiene a bagnomaria un po’ tutti. E, forse, gli ex-Fli come Della Vedova, una volta che il ‘centrino’ montiano sarà fallito.
I confindustriali dovrebbero, invece, tornare alle loro precedenti occupazioni e aziende.
E Monti? Farà, come si sa, il senatore. A vita. Iscritto, per ora, al Misto.


NB. Questo articolo è uscito sul sito d’informazione ‘Lettera43.it’ il 22 ottobre 2013
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