“La mia vita e le mie canzoni? Sempre con un buon Toscano tra le dita” Intervista a Roberto Vecchioni

“La mia vita e le mie canzoni? Sempre con un buon Toscano tra le dita” Intervista a Roberto Vecchioni

5 Maggio 2014 7 Di Ettore Maria Colombo

Di seguito l’intervista a Roberto Vecchioni 

 

classica immagine del cantautore milanese mentre fuma il toscano

classica immagine del cantautore milanese mentre fuma il toscano

Non è possibile, in milletrecento battute, ‘raccontare’ Roberto Vecchioni. Nato a Carate Brianza nel 1943, Vecchioni è, per l’enciclopedia libera del web, ‘Wikipedia’, “un cantautore, paroliere, scrittore e poeta italiano”. In realtà, almeno per generazioni di allievi del liceo classico milanese ‘Beccaria’ (detto, da tutti, ‘il Bec’) e poi, negli ultimi anni, del liceo ‘Bagatta’ di Desenzano del Garda, Vecchioni è stato ‘il Prof’. Migliaia di studenti hanno studiato (e sudato) italiano, greco e latino ‘con’ lui e, soprattutto, ‘grazie’ a lui. Molti, come possiamo testimoniare per conoscenza diretta, hanno avuto e conservano il ricordo di un uomo, prima che di un professore, che li ha accompagnati negli anni più importanti e formativi della loro vita di adolescenti, di un ‘fratello maggiore’, più che di un ‘insegnante’, per quanto appassionato fosse. Questa sua straordinaria qualità – quella di un uomo che, prima ancora di diventare ed essere, ancora oggi, uno straordinario, genuino ed eccelso autore e interprete della canzone d’autore italiana, ne ha fatto, per i suoi allievi, un geniale, arguto e sensibile compagno di viaggio che sapeva come affascinarli e incatenarli, raccontando loro di guerre omeriche e antiche leggende, epiche battaglie ed eroi solitari, ‘rivoluzioni’ (e ‘involuzioni’…) della sinistra italiana e della stagione dell’impegno come dell’Io e della rivoluzione che sa produrre nelle coscienze dei giovani la consapevolezza di sé. Per il resto, e cioè per leggere, conoscere e scoprire della ‘carriera’ artistica del ‘Prof’ Vecchioni nella sua veste di cantante, dagli esordi con i ‘Pop Seven’ a Sanremo 2012, c’è, appunto, Wikipedia e molti altri siti e libri (diversi, e belli, i suoi…) da leggere. 


L’intervista

“E’ difficile immaginare un personaggio delle mie canzoni che non abbia il Toscano tra le dita”. Così, nell’intervista, dice il Prof. Ma quali sono gli ‘eroi’ da immaginare con un buon sigaro in bocca? Molti. Dal capitano di vascello Velasquez all’Uomo che fugge dalla Morte in Samarcanda, dal romantico cantore della Mia Ragazza al melanconico ragazzo che ricorda i suoi tempi perduti in Luci a San Siro, dal poeta folle ma appassionato poeta Cyrano de Bergerac in Rossana, Rossana e molti altri.

“Il mio prediletto è Brera”

Roberto Vecchioni, tra i vari e più diversi, personaggi storici amanti del Toscano (Soldati, Germi, Brera) ‘sceglie’, senza alcun dubbio, il cantore del calcio all’italiana Gianni (detto ‘Giuanìn’) Brera: “Ho sempre avuto un debole per la sua straordinaria capacità di raccontare lo sport, con altissimo spessore culturale, pagine di letteratura”.

“Impegno? Io parto da me”

Vecchioni e il cosiddetto ‘impegno’: “Ho sempre cantato, e anche scritto, partendo dall’io, dalle mie passioni, dalla cultura che ho amato e che ho provato, in molti casi, a tradurre in versi, in note, in brani popolari. (…) Oggi canto un soliloquio davanti alla fine, ma che non ha niente a che vedere con lo sconforto, il nichilismo, la resa”.

Box sull’ultimo cd di Vecchioni: “Io non appartengo più

 

Porta come titolo – simbolico, come sempre- la frase “Io non appartengo più” il nuovo album (dodici canzoni, tutte inedite) di Roberto Vecchioni. Uscito in tutti i negozi di musica l’8 ottobre e anticipato in tutte le radio dal singolo “Sei nel mio cuore”, subito diventato un successo di vendite e di critica, il disco del cantautore milanese arriva a distanza di tre anni dalla raccolta “Chiamami ancora amore”, che trionfò ovunque, non solo a Sanremo, e a sei anni dall’ultimo cd di inediti, “Di rabbia e di stelle”. Così “il Prof.” spiega alla suoi fan il suo nuovo lp:

“Potrebbe essere definito un soliloquio davanti alla fine, ma non ha niente a che vedere con il nichilismo, lo sconforto, la resa. Piuttosto è la presa d’atto che l’essere umano più di tanto non riesce a fare o a dare. Talvolta stringe la mano degli altri perché nel buio non capisce niente o si rivolge al cielo, talvolta si convince che deve farcela da solo”.


NB: questo articolo è uscito sul numero 3/2013 della rivista ufficiale del sigaro Toscano, ‘Il Toscano’

il sito ufficiale di Roberto Vecchioni

L’ullitmo successo di Vecchioni, ‘Io non appartengo più’:

Accetta i cookie preferenze, statistiche, marketing per visualizzare questo video.