‘RenzQuemada’. L’amore di Renzi per la rottamazione era precoce. Il libro di David Allegranti (The boy ) sul premier

22 Maggio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

Bersani e Letta, certo, pensionati il primo come leader del Pd e il secondo come premier

 

Anna Finocchiaro e Rosy Bindi, ovvio, costrette ruoli laterali. D’Alema e Veltroni, poi, anche se con loro il rapporto è sempre stato altalenante e, a volte, compreso con ‘Baffino’, non conflittuale. Matteo Renzi il gusto e il piglio della ‘rottamazione’ ce l’ha, come è noto. ‘Rezquemada’ (acronimo del premier e del famoso inquisitore spagnolo), come lo chiama nel suo libro, appena uscito, il giornalista David Allegranti (The Boy. Matteo Renzi e il cambiamento dell’Italia, Marsilio, pp. 179, euro 14) porta tali le stimmate da quando era poco più di un ragazzo.
Già agli albori degli anni Novanta, quando era solo un giovane imberbe (nativo di Rignano sull’Arno, l’anagrafe ci dice che Renzi è della ‘classe’ 1975), il futuro premier prendeva a bersaglio tutto e tutti, a partire da quella Dc – all’epoca già esangue – in cui militava.

Il giovane Matteo partecipa alla Ruota della Fortuna...

Il giovane Matteo Renzi partecipa alla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno…

Diversi gli episodi – per lo più inediti – raccontati nel libro. Animatore di un giornalino del liceo, Il Dante (nome dell’omonimo liceo classico fiorentino che Renzi frequentava), giornalino scolastico poi ribattezzato Il Divino (nome omen…), Renzi era già intransigente, inflessibile, caustico. Consumatesi le elezioni politiche dell’aprile 1992, in cui gli effetti politici di Tangentopoli non avevano ancora fatto irruzioni, di fronte al crollo (-5%) della Dc, Renzi ha un consiglio solo per l’allora segretario, Forlani: “A casa”. Lo stesso discorso vale per il Psi di Craxi e il Pds di Occhetto: “Avevano detto che se ne sarebbero andati, invece non se ne vanno…”. Il giovanissimo ‘rottamatore’, però, bacchettone e molto timorato di Dio (nel senso di cattolicissimo), prendeva di mira, sul giornalino scolastico, anche i compagni di scuola di sinistra che “scendono in piazza contro la guerra del Golfo ma non dicono nulla su quella che infiamma l’ex-Jugoslavia”.
Degli effetti traumatici che assume, con il passare degli anni, l’ideologia della rottamazione renziana ne sa qualcosa e ne ha fatto le spese l’uomo che lo assunse come portaborse, Lapo Pistelli, oggi viceministro agli Esteri (promosso ‘nonostante’ Renzi?) che lo paragonerà a un “serial killer”.
In tempi più recenti, nel 2008, dopo la sconfitta elettorale, Renzi invita l’allora segretario Veltroni a “scrivere libri piuttosto che a fare politica” (eppure oggi, per Veltroni, è Renzi ad aver ereditato lo ‘spirito del Lingotto’) mentre il suo vice dell’epoca, Dario Franceschini, che gli subentra, viene bollato come ‘vicedisastro’ (eppure l’attuale ministro ai Beni culturali è stato decisivo nel fare il vuoto, dentro il Pd, contro Letta). E lo stesso Francesco Rutelli, ex leader della Margherita e il primo a puntare su Renzi e ad offrirgli una ribalta nazionale nell’allora suo partito, nel 2007 è costretto ad ascoltare, con Letta, Franceschini e Castagnetti, un Renzi già arrembante che dice secco: “Ponevate il tema del rinnovamento generazionale già dieci anni fa, il mondo è cambiato, non vi capisce più”. Il resto è storia nota, ma ricostruita con analisi e puntualità da Allegranti. Compresa un’intervista al guru di Tony Blair, Peter Mandelson, che dice: “In politica a volte bisogna essere spietati”. Renzi l’ha preso alla lettera.


NB. Questo articolo e’ stato pubblicato sul quotidiano Libero il 22 maggio 2014.
Il vecchio profilo ufficiale di Matteo Renzi
Il sito della casa editrice Marsilio
Il blog del giornalista David Allegranti