Anche sull’immigrazione si gioca la partita elettorale (più’ in Europa che in Italia). Qualche dato per sfatare miti e pregiudizi xenofobi e razzisti sulla realtà’ e il dramma dei migranti

24 Maggio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

E’ anche e soprattutto sull’immigrazione (ma anche sulla xenofobia e sul razzismo) che si gioca parte dei consensi delle forze politiche alle prossime elezioni europee del 25 maggio, più’ all’estero (cioè negli altri Paesi del’ Unione Europea), a dir la la verità’, che in Italia.

Ma anche nel nostro Paese il tema e’ stato dibattuto e oggetto di polemiche, durante la campagna elettorale.

“Sull’immigrazione facciamo la nostra parte, difendiamo Mare nostrum”, assicurava poche settimane fa il premier Matteo Renzi. Come si sa, Mare Nostrum e’ stata denominata l’operazione militare e umanitaria di pattugliamento delle coste varata dal governo italiano nel Mar Mediterraneo meridionale e che è iniziata il 18 ottobre 2013 al fine di fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti di questi ultimi anni. Poi Renzi aggiungeva: l’operazione Mare Nostrum “ha permesso di non contare i morti in fondo al mare e di arrestare 207 scafisti. Ma diciamo anche – ha continuato il premier. che il Mare nostrum non può essere ‘nostrum’ e basta e se l’Europa ha un cuore deve capire che nel Mediterraneo si gioca la sfida della dignità”.

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Solo poche settimane fa, però’, era di nuovo scoppiata la bagarre, alla Camera dei Deputati, durante l’informativa del ministro degli Interni, Angelino Alfano, proprio sulla questione migranti. Il ministro è stato interrotto ripetutamente dai parlamentari della Lega Nord, che lo accusano di un atteggiamento molto permissivo nelle politiche riguardanti il tema. Due gli espulsi dall’Aula per decisione della presidente della Camera, Laura Boldrini, costretta in più occasioni a intervenire per cercare di sedare gli animi. Alfano ha replicato alle polemiche della Lega Nord affermando: “Noi non faremo mai morire 19 mila persone in mare per prendere 500 mila voti in più alle elezioni.

Noi siamo una grande democrazia e non una Repubblica delle Banane, che ha il dovere di rispettare i trattati internazionali. Voi volete i morti!”. Davanti alle proteste veementi della Lega, alla fine la seduta parlamentare e’ stata interrotta. In un altro passaggio del suo intervento, il ministro Alfano aveva sottolineato: “Siamo di fronte a flussi migratori che hanno ora natura strutturale e non emergenziale. I paesi principali di provenienza sono ora Mali, Gambia, Somalia, Nigeria e Senegal, mentre la maggioranza degli immigrati parte dai porti libici”.

Il titolare del Viminale ha ricordato che quest’anno si è tornati “ai livelli del 2011, anno in cui era in vigore il reato di clandestinità che evidentemente non ha sortito gli effetti deterrenti sperati”. “Stiamo assistendo ad una mutazione delle cause storiche dei fenomeni migratori. Non sono più povertà e scarsezza di mezzi economici la prima causa di fuga dai paesi d’origine, ma piuttosto la grave instabilità degli stati africani mediterannei e subsahariani”, ha chiuso il suo intervento Alfano, concludendo che “Ancora per molti decenni dovremo misurarci col problema immigrazione”. Come si vede, dunque, una polemica non solo tra partiti di maggioranza e di governo, ma tutta interna al centrodestra, tra NCD di Alfano e Lega Nord (ma anche Fratelli d’Italia) proseguita durante la campagna elettorale.

Segno che, anche in questo schieramento, le posizioni sull’argomento sono molto fluttuanti e, per dire, un partito come Forza Italia non ha posizioni chiare e nette sulla revisione della Bossi-Fini, l’operazione Mare Nostrum, l’accoglienza dei migranti e si limita o a ignorare il problema o a correre dietro alla Lega Nord che, insieme a Fratelli d’Italia, sfiora scelte e posizioni razziste.
Nel programma del governo Renzi c’è, approvato anche dall’alleato NCD, la proposta di cittadinanza ai figli di immigrati residenti nel nostro Paese. “Dare la possibilità «ad una bambina straniera nata in Italia che in quinta elementare si trova accanto ad una compagna di scuola italiana, dopo un ciclo scolastico, di essere considerata italiana” ha proposto il premier nelle sue dichiarazioni programmatiche al Senato. Per Renzi, infatti, “l’identità è la base dell’integrazione, un Paese che non si integra non ha futuro”. Anche la proposta della cittadinanza ai figli degli immigrati residenti si fa spazio, tranne che a destra, ovviamente: assai contrari sono Lega, Fd’It e Forza Italia.

Anche nel resto d’Europa – visto che siamo in vista di elezioni europee – i temi dell’immigrazione sono sia ben ‘caldi’ che molto dibattuti.
Per capire quanto l’unione del Vecchio Continente sia per certi versi solo su carta, basta guardare proprio alla gestione dell’immigrazione e dei flussi migratori. Nonostante la presenza di politiche comunitarie – quando anche queste non sono disastrose come il Regolamento di Dublino, disposizione che obbliga i migranti a rimanere piantati nel Paese dove arrivano per la gestione delle richieste di asilo, anche qualora vogliano spostarsi per raggiungere famigliari o Paesi più economicamente stabili rispetto a quelli del Sud Europa -, le diverse leggi in materia che vigono nei 28 Paesi membri mettono in realtà’ i bastoni tra le ruote ad una cooperazione effettiva, politica di cooperazione viziata da un generale populismo dovuto al ritorno sulla scena di una serie di formazioni politiche nazionaliste e particolarmente influenti sull’opinione pubblica.
Esempi principe di questa situazione sono l’Inghilterra, dove l’UKIP continua ad avanzare senza sosta portando avanti le sue battaglie razziste, la Francia con il suo Front National, la Grecia, dove respingimenti e abusi verso i migranti stanno sollevando l’indignazione di una serie di gruppi umanitari stesso discorso vale per la Spagna e per gli avamposti marocchini di Ceuta e Melilla e per la Svizzera e la sua recente riforma che chiude le porte alle migrazioni tanto extraeuropee quanto europee, senza dimenticare ovviamente l’Italia.
Ad ogni modo, proprio come nel 2011 fecero le Primavere Arabe, le continue turbolenze in Africa e in Medio Oriente hanno indubbiamente inaugurato una nuova stagione di ingenti flussi migratori verso l’Europa. La maggior parte degli arrivi del 2013, ad esempio, erano relativi a cittadini siriani, eritrei, somali ed egiziani. Inoltre, nei prossimi mesi particolare attenzione va data alla Libia, alla Repubblica Centroafricana e al Sud Sudan, tutte possibili punti di partenza della futura migrazione, così come l’Afghanistan.
E proprio con l’avvicinarsi inesorabile delle elezioni Europee, appuntamento che vede sulla cresta dell’onda la moltitudine di già citati gruppi nazionalisti e populisti che soffiano sul fuoco mai spento della paura del diverso, dell’ “Italia agli italiani” – il Paese di riferimento può essere quello che si preferisce – e dello straniero che ruba lavoro quando questo non c’è nemmeno per i cittadini regolari, la psicosi si è diffusa e straripa anche tra gli elettori.

Dati del Viminale alla mano, tre anni fa furono 62 mila e 300 gli immigrati che raggiunsero le coste italiane, primo squarcio d’Europa per chi scappa da fame, povertà e guerre. Numero, quest’ultimo, abbassatosi drasticamente nel 2012, con poco più di 13mila ingressi. Nel 2013, il dato è tornato però a crescere, raggiungendo quota 42 mila e 925 con una forte incidenza di siriani ed eritrei.

Se si ascoltano le parole del Carroccio, così come di altre formazioni xenofobe europee, si ha la sensazione di essere stati ormai già’ ‘invasi’ e ‘conquistati’, che l’Italia sia ormai popolata da più stranieri che italiani. Peccato che i numeri, spesso, siano decisamente più chiarificatori delle parole. Secondo i dati Eurostat relativi al 2012, gli immigrati nel nostro Paese erano 5milioni e 457 mila, di cui 3milioni e 710 mila extracomunitari. Stando a più recenti dati di Caritas e Migrantes, raccolti nel XXIII Rapporto Immigrazione, su una popolazione totale residente di 59milioni 685mila e 227 persone, al gennaio del 2013 poco più di 4 milioni erano stranieri. Numeri, questi, che non lasciano troppo spazio alle paure: i migranti incidono con percentuali minime (dal 7 al 9%) sul totale della popolazione.
Nel 2014, sempre stando a quanto riferito dal ministero dell’Interno, da gennaio ad aprile sarebbero state solo 20 mila le persone, tra rifugiati e migranti, arrivate in Italia. Una tendenza confermata dai funzionari Frontex, l’agenzia europea che si occupa di monitorare e pattugliare le frontiere del Vecchio Continente, servizio particolarmente potenziato – ma tutt’altro che sufficiente – dopo il disastro di Lampedusa dello scorso ottobre, quando oltre 300 migranti persero la vita naufragando con il loro barcone. E il numero potrebbe essere facilmente destinato a salire, come si deve alle varie polveriere ancora fumanti in Africa e nel Medio Oriente.
Ovviamente, come è facile immaginare a livello geografico, la via principale dei flussi migratori è quella mediterranea, che dal Nord Africa (soprattutto Libia) vede salpare numerose imbarcazioni alla volta del canale di Sicilia e di Lampedusa o Malta. Mete ambite sono anche e certamente la Spagna, Cipro e la Grecia – ambite come punto di sbarco, solitamente le intenzioni dei migranti guardano al ‘ricco’ nord, dalla Germania all’Inghilterra fino alla Svezia. Ma l’intensificarsi di restrizioni, e di una certa intransigenza per quanto riguarda le entrate – soprattutto a Madrid e Atene -, ha portato inevitabilmente ad un intensificarsi della rotta che porta direttamente all’Italia, mentre non sono rari gli esempi di migranti che, nel tentativo di aggirare i reticolati di Ceuta e Melilla, perdono la vita.

Quando i 'terroni' ignoranti e sporchi pronti a sbarcare (in America) eravamo noi...

Quando i ‘terroni’ ignoranti e sporchi pronti a sbarcare (in America) eravamo noi…

Ma le vessazioni subite dagli immigrati non si fermano certo qui. Scalpore aveva fatto, qualche mese fa, l’immagine rubata di quel CIE (Centro Identificazione ed Espulsione) dove i migranti venivano trattati come bestie, spogliati di ogni minimo diritto e della loro dignità. Una situazione purtroppo diffusa, soprattutto laddove le strutture utilizzate non sono sufficienti a contenere il fenomeno. E aggravata, infine, da una lentezza biblica dei funzionari – in questo caso italiani – che dovrebbero snellire le pratiche di concessione del diritto d’asilo o dello status di rifugiato. Uomini, donne, anziani e bambini rimangono per mesi, quando non per anni, rinchiusi tra le quattro mura di quella che, a tutti gli effetti, senza però esserlo sulla carta, è una prigione, abbandonati e lontani dagli occhi di chiunque, rispolverati come fossero oggetti quando riprendono gli sbarchi o quando si verificano proteste o disordini.
Appare chiaro che il lavoro dell’agenzia Frontex non può bastare. E la risposta, con buona pace di populisti e razzisti vari, non può essere quella di ergere muri. Quello che l’Europa deve fare per la cosiddetta “emergenza” immigrazione è mettere in campo politiche che siano effettivamente comunitarie, sanzionando tanto coloro che violano i diritti umani – si veda alla voce Spagna e Grecia – quanto quei Paesi membri che voltano le spalle al bacino Mediterraneo. Partecipare al cordoglio dei famigliari delle vittime non è più sufficiente. Ai migranti, così come ai Paesi che inevitabilmente si trovano ad accoglierli – anche in grandi quantità – non servono passerelle. Ciò che può risolvere il “problema” è un’azione decisa e comune – e non si tratta solo di stanziare fondi, i soldi senza una ‘road map’ efficace lasciano il tempo che trovano -, che veda impegnati attivamente gli Stati membri dall’estremo Nord all’estremo Sud dell’Europa, rispedendo al mittente le politiche e i proclama di gruppi e formazioni populiste, pronte all’arrembaggio del Parlamento di Bruxelles alle imminenti elezioni europee.
NB. Questo articolo e’ stato pubblicato sul sito della Fondazione ‘Europa Popolare’ ( http://www.eupop.it ) e del movimento cattolico Mcl (aprile 2014)
Il sito della Fondazione Europa Popolare
Un sito utile sull’immigrazione e gli immigrati in Italia
Il sito della Fondazione Migrantes (Caritas Cei)

La speranza di un mondo migliore e senza frontiere

La speranza di un mondo migliore e senza frontiere inizia dai bambini…

APPENDICE. Per dare un’idea dei numeri sull’immigrazione in Italia di cui si parla nell’articolo. Sintesi dei dati tratti dal XXIII Rapporto sull’Immigrazione 2013

(fonte: Caritas e fondazione Migrantes):

 

• 1. Cresce la popolazione mondiale, crescono i migranti. Oltre 232 milioni di persone – più del 3% della popolazione mondiale – hanno lasciato il proprio paese nel 2012 per vivere in un’altra nazione, mentre nel 2000 erano 175 milioni. L’Europa e l’Asia – con oltre 70 milioni di migranti ciascuno – sono i continenti che ospitano il maggior numero di migranti, pari a circa i due terzi del totale mondiale entrambi.

• 2. L’Italia cresce grazie agli stranieri. All’inizio del 2013 risiedevano in Italia 59.685.227 persone, di cui 4.387.721 (7,4%) di cittadinanza straniera. La popolazione straniera residente è aumentata di oltre 334 mila unità (+8,2% rispetto all’anno precedente). Ogni 10 cittadini stranieri residenti circa 3 sono extracomunitari.
• 3. Nascite. I nati da entrambi i genitori stranieri hanno raggiunto, nel 2012, quasi le 80 mila unità (il 15% del totale delle nascite in Italia). Se poi a questi si aggiungono i figli nati da coppie miste si arriva a poco più di 107 mila nati da almeno un genitore straniero (il 20,1% del totale delle nascite in Italia nel 2012). Al primo posto per nazionalità delle madri straniere per numero di figli messi al mondo vi sono le madri romene (19.415 nati nel 2012), seguite dalle madri marocchine (12.829), dalle albanesi (9.843) e dalle cinesi (5.593). Se Francesco e Sofia sono i nomi più frequenti dei nati da genitori italiani, la fantasia aumenta nel caso dei nomi assegnati a nati stranieri e così i primi tre nomi maschili più frequenti sono Adam, Rayan e Mohamed mentre i primi tre femminili sono Sara, Sofia e Malak.

• 4. Il mondo del lavoro. Le famiglie dei migranti si sono ritrovate a fronteggiare la crisi in posizioni di evidente svantaggio. Tutti gli indicatori di deprivazione materiale riportano una forte penalizzazione della componente straniera che, ad esempio, risulta incapace di pagare con puntualità affitti e bollette praticamente in un quarto dei casi (rispettivamente contro il 10,5% e l’8,3% degli italiani). Se gli effetti della crisi non si manifestano chiaramente sul numero di presenze dei cittadini stranieri in Italia, è invece evidente come la recessione economica stia colpendo la componente immigrata dando vita ad un paradosso: nonostante continuino ad aumentare gli occupati (seppure in misura inferiore rispetto al passato), crescono contemporaneamente anche i disoccupati e gli inattivi (più che nel passato).

• 5. La cittadinanza. Nel 2012 sono state 65.383 le acquisizioni di cittadinanza italiana. Le procedure per l’acquisto della cittadinanza italiana rimangono ancorate ad un sistema anacronistico, legato al principio dello ius sanguinis (acquisto della cittadinanza per discendenza). È opportuno, invece, ampliare i casi di acquisizione della cittadinanza iure soli (diritto di suolo).

• 6. I minori non accompagnati. A fine 2013, il numero complessivo di minori non accompagnati presenti in Italia si attesta a 6.537 unità, di cui 423 (6,5%) femmine e 6.114 maschi (93,5%). Dai dati del Ministero del Lavoro emerge che la maggioranza dei minori presenti ha 17 anni (55,3%); dei restanti, il 23,1% ha 16 anni, l’11,2% ha 15 anni e il 10,4% ha un’età compresa tra gli 0 e i 14 anni. Tra gli Stati di principale provenienza si segnalano l’Egitto, il Bangladesh, l’Albania, l’Afghanistan e la Somalia. La Sicilia e, in particolare l’isola di Lampedusa, risulta essere il principale punto di approdo, anche se sono aumentati sensibilmente gli arrivi in provincia di Siracusa mentre sono diminuiti quelli registrati sulle coste pugliesi.

• 7. L’appartenenza religiosa (cfr. Testo integrale XXIII Rapporto Immigrazione 2013).

• 8. La devianza. Le forme che assume la devianza fra i cittadini stranieri sono uno dei fenomeni ad essa ricollegati che ha subìto meno variazioni, almeno nelle linee di tendenza, negli ultimi 10 anni. Gli stranieri occupano, anche nella criminalità, posizioni di prevalente manovalanza commettendo i reati meno remunerativi, ma più visibili, o comunque diretti a procurare un vantaggio economico immediato. Si tratta, per lo più, di una devianza ricollegata alla precarietà delle condizioni di vita/patrimoniali.

• 9. I CIE. I Centri di identificazione e di espulsione (CIE) fanno parte del più ampio sistema dei centri per immigrati che include anche i Centri di soccorso e di prima accoglienza (Cpsa), i Centri di Accoglienza (Cda) e i Centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati (Cara). Il trattenimento, attraverso la detenzione amministrativa, nei Cie non soddisfa, se non in misura minima, l’interesse al controllo delle frontiere e alla regolazione dei flussi migratori. La vera riforma del sistema dei rimpatri sarebbe, pertanto, la chiusura dei Centri, fermo restando che l’identificazione e l’acquisizione dei titoli di viaggio degli stranieri pregiudicati potrebbe aver luogo durante la detenzione in carcere. Le ingenti risorse destinate al sistema dei Cie potrebbero essere impiegate per il rafforzamento delle politiche di integrazione degli stranieri e per la valorizzazione del rimpatrio assistito.

• 10. La tratta. Dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, lo scenario fenomenico della tratta in Italia ha subìto una profonda modificazione. Pur rimanendo la prostituzione forzata in strada la tipologia di tratta più visibile e conosciuta, nel corso dell’ultimo decennio, è progressivamente aumentato il numero di casi identificati di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, tra cui quelli economico-produttivi e, in particolare, in agricoltura, pastorizia, edilizia, manifatture, lavoro di cura. Chi è costretto a prostituirsi ora si trova non solo sulla strada e nei classici luoghi al chiuso (appartamenti, hotel, night club), ma anche in aree di grande scorrimento e flusso (stazioni ferroviarie e della metro, bus terminal, centri commerciali, piazzole in prossimità degli ospedali o dei luoghi di reclutamento giornaliero di manodopera immigrata e non irregolare, ecc.). Sempre più rilevante anche lo spazio virtuale del web.