Riforma del Senato, salta la mediazione per l’opposizione di FI e sinistra Pd. in arrivo migliaia di emendamenti, di cui 3800 a firma Calderoli

Riforma del Senato, salta la mediazione per l’opposizione di FI e sinistra Pd. in arrivo migliaia di emendamenti, di cui 3800 a firma Calderoli

4 Giugno 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

SI FA PRESTO a dire «modello francese» (elezione indiretta dei senatori, ma votati da tutti i consiglieri comunali e regionali, come il Senato d’oltralpe), e cioè la proposta di riforma del Senato avanzata, da ieri ufficialmente, dal gruppo democrat a palazzo Madama, dopo un (faticoso) compromesso tra renziani (Marcucci) e bersaniani (Gotor) e l’avallo del governo (Boschi)

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FORZA ITALIA, per bocca del capogruppo al Senato, Paolo Romani, che sul punto ha consultato direttamente il Cavaliere («proposta inaccettabile»), non ne vuole neppure sentire parlare e la Lega, grazie all’esperto del ramo, Roberto Calderoli, vuole seppellire il testo sotto valanghe di emendamenti. Sono ben 3.806 quelli presentati solo dalla Lega e ‘appena’ 5.200 in totale.
Senza dire del fatto che la ventina di ‘dissidenti’ del Pd, capitanati dal senatore toscano Vannino Chiti, storico avversario antipatizzante di Renzi, per ora non si sentono per nulla o ben poco convinti («aspetto risposte convincenti, ma non accetto anatemi», dirà, in serata, proprio Chiti) dal testo base e, in particolare, dall’idea dell’elezione indiretta ‘alla francese’. Hanno riproposto, pari pari, le loro proposte di modifica al testo base (elezione ‘diretta’ dei senatori e più poteri al Senato) come emendamenti. Morale: ieri, a palazzo Madama, nulla è filato liscio, per il governo. Il premier aveva chiesto un ‘serrate le fila’ al gruppo democrat, convocato di prima mattina, e il capogruppo, Luigi Zanda aveva ammonito così i suoi: «I margini di manovra della maggioranza qui al Senato sono molto ristretti, il gruppo Pd deve essere compatto, noi non siamo il gruppo Misto…». Lettera morta, o quasi.

Mentre il ministro Boschi e il relatore del testo, nonché presidente della I commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, concordavano il testo base nel Pd si riapriva la faglia grazie alla fronda interna della pattuglia di venti ‘guastatori’ capitanati dal solito Chiti e nonostante la Finocchiaro assicuri che «l’accordo con i dissidenti ci sarà». Ad adiuvandum arrivava l’altolà di Forza Italia. Di Romani si è detto, ma c’è chi rivela, in serata, che l’altolà arriva direttamente da Silvio Berlusconi in persona. «Inaccettabile» la parola usata da entrambi. Presto spiegato il motivo: l’ex Cav vuol ‘rompere’ sulle riforme con Renzi perché la ‘luna di miele’ con il premier, per Forza Italia, è finita davvero e a nulla sono bastati i tentativi di mediazione portati avanti da Denis Verdini. Ergo, «quel testo, così com’è, non lo votiamo» — è la chiosa (anzi, lo spiffero) che arriva da palazzo Grazioli — anche perché «è un trucco per regalare una Camera alla sinistra che ha in mano tutti gli enti locali, è una porcata».
A proposito di ‘porcate’, l’autore del Porcellum, il leghista Calderoli, lascia aperto uno spiraglio («sono disposto a dialogare, se c’è un’interlocuzione seria»), ma sembra il gatto che sta per mangiarsi il topo.


NB. Questo articolo e’ stato pubblicato il 4 giugno 2014 sulle pagine di politica del Quotidiano nazionale