PD. Tensioni e accuse nel post-voto. I renziani: a casa la ‘Ditta’ emiliana (e umbro-Toscana…). Nomi e cariche in vista dell’Assemblea Nazionale di sabato 14

11 Giugno 2014 2 Di Ettore Maria Colombo

ImmagineAPPARENTAMENTE, la giornata di ieri è stata, vista dal Nazareno, quartier generale del Pd, una giornata ‘tranquilla’. Nessun veleno a mezzo stampa. Anzi, una precisazione autorevole, quella dell’ex premier Enrico Letta che, con un tweet («non partecipo a polemiche. Esprimo solo dispiacere per Livorno»), ridimensiona la sua presa di posizione iper-critica del giorno prima («sconfitta che merita una riflessione profonda») sulla batosta subita.
EPPURE, al di là del coro di solidarietà per l’attentato subito dalla sede fiorentina del Pd toscano, il fuoco cova sotto la cenere in vista dell’assemblea di sabato e del riavvio della discussione sulle riforme istituzionali. Innanzitutto perché, sull’analisi del voto delle amministrative, i conti non tornano, tra maggioranza renziana e minoranza cuperliana ed ex-bersaniana. I renziani, specie quelli di ‘ultima generazione’ scalpitano e vorrebbero vedere molte teste cadere: la governatrice umbra Catiuscia Marini (dalemiana) su tutte, anche perché l’anno prossimo in Umbria si vota, come pure in Veneto. Inoltre, vorrebbero smantellare quel che resta della ‘Ditta’ in Emilia, a partire dal governatore Vasco Errani (che comunque per legge non si potrà ripresentare), e in Toscana. E ahivoglia il coordinatore della segreteria, Lorenzo Guerini, a mediare e cercare di tenere insieme le ‘teste calde’ renziane con la ‘vecchia guardia’.
ImmagineEcco perché alcune delle nomine già previste per l’Assemblea nazionale verranno rimandate a momenti più ‘freddi’. Sabato, cioè, ci si limiterà a ratificare la nomina di Guerini e Serracchiani al ruolo di vicesegretari. Renzi punterà la sua relazione sulla necessità di un nuovo ‘Codice etico’ e Statuto per il Pd il cui obiettivo sarà ‘fuori, da subito, i corrotti’ oltre che, ovviamente, sulla necessità di andare avanti con le riforme per il Paese. Per il resto, a partire dalla composizione della nuova segreteria in cui dovrebbe entrare anche la minoranza, si rinvierà alla prossima Direzione. Tra i papabili i romani Micaela Campana (Scuola) e Roberto Morassut, veltroniano come Vinicio Peluffo, e il dalemiano Enzo Amendola (Esteri). Invece, per la presidenza dell’Assemblea, l’unica che dovrà essere eletta, formalmente, sabato stesso all’Ergife, si naviga a vista.
TRAMONTATA la candidatura del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, perde quota pure la nomination di una lettiana, Paola De Micheli (per ‘colpa’ di Letta…) mentre contro la candidatura del ‘giovane turco’ Matteo Orfini, ormai integrato nella maggioranza, gioca il fatto che non è una donna. E Renzi — che deciderà al solito da solo e solo sabato mattina — lì una donna vuole.
NB. Questo articolo e’ stato pubblicato l’11 giugno 2014 sulle pagine di politica di @QuotidianoNazionale
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