Stabilità, riforme e strigliate. Le 89 candeline di Giorgio Napolitano

Stabilità, riforme e strigliate. Le 89 candeline di Giorgio Napolitano

29 Giugno 2014 0 Di Ettore Maria Colombo
 Giorgio Napolitano capofila dell'ala riformista del Pci ed Enrico Berlinguer, segretario del Pci negli anni Settanta

Giorgio Napolitano capofila dell’ala riformista del Pci ed Enrico Berlinguer, segretario del Pci negli anni Settanta

OTTANANOVE anni di età, di cui oltre otto passati al Quirinale, e una vita ricca e intensa, ricca di soddisfazioni, lotte, impegni anche gravosi ma densi di riconoscimenti e attestati di stima arrivati, ieri come oggi, da tutto il mondo politico come dalla società civile. È il bilancio di Giorgio Napolitano, che oggi spegne 89 candeline. Passerà un compleanno sereno, tra i suoi familiari (la moglie Clio, il figlio Giulio) con la consapevolezza che il tener duro in nome della stabilità sta pagando e che, forse, questa volta le riforme istituzionali per le quali si spende da anni siano sul binario giusto.

LA SCHEDA: E’ IL PRESIDENTE PIU’ ANZIANO DELLA STORIA

IL PRESIDENTE della Repubblica passerà il suo compleanno nella tenuta di Castelporziano. Una piccola pausa, ma da domani già nuovi mille impegni e l’occhio vigile su governo e Parlamento impegnati nel rush finale delle riforme, non solo istituzionali. E sembra già lontano il 20 aprile 2013 quando un’intera classe politica (grillini esclusi), ancora tramortita dal siluramento nel segreto dell’urna di Romano Prodi, candidato del Pd al Quirinale, non poté fare altro che presentarsi da ‘re Giorgio’, che aveva già fatto gli scatoloni, e pregarlo di acconsentire alla sua storica rielezione, un bis mai verificatosi nella nostra storia repubblicana.

 

 

Napolitano nel suo studio al Quirinale

Napolitano nel suo studio al Quirinale

 

SUL PIATTO della bilancia di Napolitano pesano, un anno dopo, più le soddisfazioni che le amarezze, ma le ultime non sono mancate. La stabilità politica dell’Italia è sempre stata il faro della sua azione dal Colle. Criticato per quella che alcuni definivano ‘testardaggine’ nel non voler sciogliere le Camere, il Presidente ha tirato dritto fino ad accorgersi dell’inevitabilità (e necessità?) di sostituire un premier con cui aveva una grossa sintonia personale, Enrico Letta, con il ‘Rottamatore’ e vincitore delle primarie Pd Matteo Renzi. Oggi, il rapporto tra i due non solo si è stabilizzato, ma è diventato un rapporto di fiducia e di stima reciproca. È l’anno di Renzi, il 2014, ma anche l’ennesimo anno di Napolitano che vigila dal Colle sul governo. E proprio il buon funzionamento della ‘strana coppia’ che guida l’Italia e la buona riuscita del percorso riformatore determinerà anche i tempi dell’uscita (annunciata) di Napolitano al Quirinale.

SIAMO infatti entrati nel nono anno di presidenza e lo stesso Napolitano ha sempre detto che il suo sarà un mandato a termine, cioè solo «finché il Paese ne avrà bisogno». Il presidente, infatti, ha sempre legato le sue dimissioni (che, però, non arriveranno comunque prima dell’intero completamento del semestre europeo a guida italiana, dicembre 2014) alle riforme. E quando, a inizio del 2014, la riforma del Senato (in prima lettura, almeno) e quella elettorale saranno varate o in dirittura d’arrivo, Napolitano si dimetterà. Solo a quel punto, si apriranno i giochi per la successione. Ai nastri di partenza, restano Amato, Prodi (in calo), ma soprattutto il fondatore del Pd Walter Veltroni che ha intervistato un Napolitano, storico dirigente riformista del Pci, nel suo docufilm su Berlinguer, e una donna, oggi ancora senza nome.

NB . Questo articolo e’ stato pubblicato il 29 giugno 2014 su Quotidiano Nazionale