Minzolini (Fi): “il Senato resti elettivo”. Gotor (Pd): “si rischia la deriva plebiscitaria”. Le mie interviste di oggi sulla riforma del Senato

30 Giugno 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

Una doppia intervista ai due ‘dissidenti’ di Forza Italia, Augusto Minzolini, e del Pd, Miguel Gotor, su come dovrebbe cambiare il progetto di riforma del Senato immaginato da parte del governo Renzi e in discussione nella I commissione Affari costituzionali del Senato

 

NB. Le interviste sono state pubblicate il 30 giugno 2014 sulle pagine di politica di @quotidiano.net 

 
La mia intervista a Miguel Gotor (senatore del Pd, area riformista)

Miguel Gotor

Miguel Gotor

Miguel Gotor, storico, vicino a Bersani, oggi è senatore del Pd e uno degli esponenti della minoranza democrat ‘Area riformista’.
Con gli emendamenti volete mettere i bastoni tra le ruote a Renzi?
No. L’obiettivo è fare una riforma utile alla nostra architettura istituzionale. Sosteniamo con lealtà i quattro ‘paletti’ posti dal governo sul nuovo Senato e approvati da tutto il partito, a partire dall’idea di un Senato non elettivo. I nostri emendamenti puntano a migliorare la riforma.
Come?
Ad esempio, l’emendamento a firma Lo Moro sulla diminuzione del numero dei deputati da 630 a 500, risponde a tre esigenze. Primo, a garantire una maggiore funzionalità di quella che sarà la sola Camera politico; secondo, a ridurre la sproporzione tra 630 deputati e 100 senatori che, tranne in Germania, con però 80 milioni di abitanti, non esiste in nessun altro Paese Ue.
Terzo?
Terzo, e più importante motivo, può attenuare il rischio che un solo partito elegga da solo tutti gli organi di garanzia costituzionale, a partire dal Capo dello Stato. Come sarebbe possibile? Basta far di conto. Nella proposta del governo, 630 deputati e 100 senatori eleggerebbero il nuovo Capo dello Stato. Su un totale di 730 grandi elettori sarebbe facile, per il partito che prende il premio di maggioranza alla Camera con l’Italicum, che regala 340 deputati, eleggere da solo il Presidente: basterebbe il voto di solo 33 senatori. Inoltre, si potrebbe creare una situazione simile all’attuale ‘modello russo’, con un candidato premier che vince le elezioni e subito dopo si fa elegger Capo dello Stato dai parlamentari che ha nominato con l’Italicum, mettendo alla guida del governo un docile delfino.
Uno scenario da democrazia plebiscitaria che è necessario evitare. Ma confido nella saggezza del governo e del Pd. 

La mia intervista ad Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia

 

Augusto Minzolini oggi senatore di Forza Italia, ieri giornalista.

Augusto Minzolini oggi senatore di Forza Italia, ieri giornalista.

 

Augusto Minzolini, retroscenista principe dei giornali italiani per molti anni, direttore del Tg1, oggi è senatore di Forza Italia.
Senatore, lei una specie di ‘dissidente’ azzurro.
La mia posizione è di principio, ma il mio ddl sul Senato elettivo è stata firmata da altri 37 senatori del mio gruppo. Del resto, siamo eletti senza vincoli di mandato e questa regola deve valere tanto più sulle riforme istituzionali. Il governo ha preso un’altra strada, ma per me il Senato deve restare elettivo e io mi batto per questo. Sulle riforme ci vuole cautela e il governo, come diceva uno come Calamandrei, dalle riforme istituzionali dovrebbe restare fuori.
Perché serve un Senato elettivo?
Il governo vorrebbe trasformare il Senato in ente inutile e nocivo.
E l’immunità dei senatori?
Sono sempre stato a favore dell’immunità, anzi del ripristino delle prerogative dell’art. 68 secondo la sua formulazione originaria, ma se Il Senato non sarà più elettivo non ha senso che i senatori eletti nei consigli regionali abbiano più prerogative dei loro colleghi.
Una parte del Pd propone anche il taglio dei deputati.
Sono assolutamente d’accordo e pronto a votare con tale idea. Anche nel mio ddl, oggi trasformato in subemendamenti al testo del governo, c’è questa proposta, oltre al cuore, il Senato elettivo.
Dentro FI lei è quasi isolato, però.
questo lo vedremo. Diversi altri colleghi la pensano come me…
Quale l’obiettivo di Renzi, secondo lei?
L’ossessione del premier per un Senato di nominati nasconde un disegno: dimissioni di Napolitano ed elezioni anticipate per votare con l’Italicum solo per la Camera e renderla addomesticata o scioglimento del solo Senato, quello attuale, ostacolo di Renzi. Armi che, senza la riforma del Senato, sarebbero assai spuntate.


Nb. Le due interviste a Minzolini e Gotor sono uscite sul Quotidiano Nazionale il 30 giugno 2014.