Il Cav batte cassa, azzurri in rivolta: “Piuttosto cambio partito”

Il Cav batte cassa, azzurri in rivolta: “Piuttosto cambio partito”

4 Luglio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo
Silvio Berlusconi accanto al suo 'rivale', dentro FI, R Raffaele Fitto.

Silvio Berlusconi accanto al suo ‘rivale’, dentro FI, Raffaele Fitto.

 

“Io al partito dovrò dare sì e no 4 mila euro e me ne chiedono 44 mila a me che mi sono pagato da solo la campagna elettorale?! Non se ne parla!” dice il primo azzurro furibondo (e, ovvio, sotto rigido anonimato), intercettato mentre esce, sbattendo la porta, dalla sala della Regina di Montecitorio.

 

“Ma noi dovremmo dissanguarci noi perché Silvio non vuole dare più soldi al partito dopo tutti quelli spesi per tenere a bada le sue amichette?!”. Ecco, invece, lo sfogo, rabbioso, di un altro deputato azzurro che, fino a ieri, lavorava gomito a gomito con il clan berlusconiano a palazzo Grazioli. Simbolo, Grazioli, del potere berlusconiano che fu ma che non si sa neppure se tale resterà: il proprietario, il conte Emo Capodilista, ha già avviato due cause di sfratto al Cav, sfiancato da 98 mila euro di morosità.

Il simbolo di Forza Italia con La scritta 'Berlusconi' presentato alle Elezioni Europee.

Il simbolo di Forza Italia con La scritta ‘Berlusconi’ presentato alle Elezioni Europee.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E così, una riunione già tesa, causa discussione sulla ‘linea’ politica, ieri ha visto litigare gli azzurri sul problema di ogni ‘famiglia’: soldi e debiti. La lavata di capo del Cavaliere sulle “casse vuote” è arrivata subito, dura e tagliente. Berlusconi ha intimato ai suoi, specie gli ‘inadempienti’ e i ‘morosi’, di “saldare i debiti entro l’estate”. Warning che l’ex premier aveva già lanciato a ridosso del (disastroso) voto europeo. Allora, riunito il ‘parlamentino’ di Forza Italia, aveva detto: “Siamo con l’acqua alla gola”.

 

Sottotesto: i soldi sono finiti e io mi sono stufato di dissanguarmi per voi

 

Inutili le accorate lettere, reiterate nel tempo, dell’ex amministratore unico, il senatore-poeta Sandro Bondi. il quale – esasperato da questo e altro – si è dimesso dall’incarico, sostituito dall’onorevole e assistente personale del Cav Mariarosaria Rossi.
Inutili le roboanti promesse della Pitonessa, alias Daniela Santanché, che aveva garantito al Cav ‘miracoli’ dalla raccolta di un fundraising andato a buca e ormai uscita (lei) dal cuore di Silvio. Inutile l’allarme, elevato in tandem e pressing da due esponenti azzurri di spicco e che, peraltro, tra loro non si amano (la Rossi, appunto, e Denis Verdini): “dobbiamo raccogliere almeno 30 milioni di euro o chiudiamo”, compresa, cioè, la (costosa) sede nuova di zecca aperta a San Lorenzo in Lucina.

I parlamentari azzurri, da quest’orecchio, non ci sentono proprio. Debiti pregressi per 87 milioni, ‘sprofondo rosso’ da -7 milioni che servirebbe solo per le spese correnti, se Berlusconi rifiuterà di rimettere mano al (suo) portafogli, l’unica speranza è una fidejussione bancaria dei 69 deputati e 59 senatori a garanzia di un prestito bancario per salvare il salvabile. Vorrebbe dire, però, per gli onorevoli azzurri, mettere mano alle loro personali liquidazioni: ognuno dovrebbe garantire prestiti da 50 mila euro. Morire per Silvio e i conti in rosso di FI? “Piuttosto m’iscrivo al Misto”, replica un senatore azzurro altrettanto anonimo ma dai ‘limpidi’ ideali.


NB. Questo articolo è stato pubblicato il 4 luglio 2014 sulle pagine di politica del Quotidiano Nazionale