Non emendamenti ‘burla’, ma ‘killer’. Di chi sono (Candiani e De Petris) i testi che, con il voto segreto, faranno tremare la maggioranza sulle riforme al Senato

29 Luglio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

Non emendamenti ‘burla’, ma ‘killer’

sottosegretario stefano candiani

Stefano Candiani

Taglio del numero dei deputati (oltre che, si capisce, dei senatori) e parità di genere; diritto del Senato a legiferare ‘anche’ su diritti civili e regime matrimoniale come sulla salute dei cittadini, i temi. Candiani Stefano, vicepresidente vicario dei 15 senatori leghisti, e Loredana De Petris, capogruppo del gruppo Misto e, soprattutto, dell’agguerrita pattuglia dei sette senatori di SeL, gli estensori. Tradotti in numeri dal mitico ‘librone’, ormai un cult, al Senato, “l’1.19.79 e l’1.20.22” (Candiani) e l’1.28/29/30/31 (De Petris)”.

Sono questi i temi, i nomi e i numeri che, iscritti a dibattito già a partire dai prossimi giorni grazie al ‘genio’ dei due senatori citati, la war room democrat – guidata dal capogruppo Luigi Zanda e dai senatori renziani che fanno la spola tutti i giorni con palazzo Chigi – ha segnato sul taccuino rosso e matita blu prima delle votazioni. Candiani e De Petris hanno, infatti, presentato degli emendamenti killer o a ‘prova di bomba’, come li hanno definiti in casa del Pd, che rischiano di mettere a serio rischio la tenuta della maggioranza e del governo, nei prossimi giorni, sul già bollente ddl Boschi.

Roberto Calderoli (Lega), correlatore del ddl riforme al Senato.

Roberto Calderoli (Lega), correlatore del ddl riforme al Senato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli emendamenti a firma Candiani chiedono il primo di ridurre a 500 i deputati della Repubblica (tra i plausi di giubilo dei senatori) e, il secondo, di introdurre, tra le materie su cui può legiferare il nuovo Senato, il matrimonio, i diritti civili e familiari e la salute. Trattandosi di materie comprendenti voti che interessano le minoranze linguistiche, entrambi i voti saranno a scrutinio segreto e, di conseguenza, non sono ‘scorporabili’ ‘, non sono! Cioè’, ammessi contro emendamenti della maggioranza che obblighino a votare, su questi temi, per ‘parti separate’, senza voto segreto.

Anna Finocchiaro (Pd), presidente della I commissione Affari cost del Senato.

Anna Finocchiaro (Pd), presidente della I commissione Affari cost del Senato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel caso dei due emendamenti De Petris, la materia si fa, invece, di lana caprina. Agendo sul tema della parità di genere, De Petris – che propone, negli stessi emendamenti, un Senato tutto elettivo – si vedrebbe sì bocciare i suoi testi, ma con la conseguenza che, per il criterio della ‘prevalenza’, cadrebbero anche la parte del ddl Boschi, scritta dalla Finocchiaro, che introduce la parità di genere. Insomma, nel caso di Candiani l’emendamento è solo ‘ingegnoso’ e ‘furbo’. nel caso dei due emendamenti della De Petris è, insieme, sia ‘kamikaze’ che ‘killer’. In entrambi i casi e in ogni caso, il voto sarà segreto, ergo molto pericoloso per la tenuta della maggioranza.

Non stiamo parlando, quindi, in questo caso (scontato, ma meglio ribadirlo), dei ‘simpatici’ (e già’ noti alle cronache) emendamenti che – su un totale di 7830 (tanti quelli che sono stati presentati, di cui 6 mila solo dal gruppo di Sel) – vorrebbero cambiare nome alla Camera dei Deputati per trasformarla in ‘Gilda’ (rigurgito medioevale), ‘Ecclesia’ (rigurgito religioso) o in ‘Duma’ (rigurgito russo pre-1917, cioè pre-rivoluzione d’Ottobre).

Quelli che, ieri, il premier, Matteo Renzi, nella sua lettera indirizzata proprio a tutti i senatori, ha bollato come “umilianti e assurdi”. Nel caso degli emendamenti del leghista Candiani (scritti, pare, dall’esperto del ramo Roberto Calderoli) e della sellina DePetris (scritti, pare, dai tecnici del Senato), la questione è, invece, serissima. Per dirla con la De Petris: “Renzi si accorgerà che noi non si fa le burle”. In effetti, il nome è ‘guerriglia’, poi che Lega e Sel siano capaci a farla e i grillini no, questa e’ tutta un’altra storia.


NB. Questo articolo e’ stato pubblicato sulle pagine di Politica del Quotidiano Nazionale  il 28 luglio 2014