Renzi: “Senatori, basta umiliare l’Italia” Scossa di Renzi, Sel sbatte la porta. Lettera del premier, il Pd tratta sui tempi ma salta il vertice con il Cav

29 Luglio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

 “Da voi dipende il futuro delle riforme”, scrive Matteo Renzi ai senatori della Repubblica (tutti, di maggioranza e di opposizione), aprendo a possibili correzioni che non riguardano, però, la riforma del Senato, ma quella riforma della legge elettorale (l’Italicum) che non è affatto in discussione, né in esame, a palazzo Madama, ma langue, tatticamente, da mesi nei cassetti della I commissione. Le aperture di Renzi vertono su tre punti, da sempre ‘dolenti’, nel giudizio non solo delle opposizioni ma pure di quasi tutti i partner (Ncd in testa a tutti, ma anche Popolari per l’Italia, Psi, Cd, etc.) della maggioranza. I tre punti sono: preferenze, soglie d’ingresso per accedere a premio di maggioranza e ripartizione dei seggi, parità di genere.
Tema che interessa solo le donne, e neppure tutte, quest’ultimo, mentre le ‘esortazioni’ del premier e le sue aperture “finte o presunte” – come dicono molti democrat della sinistra Pd che non si fidano né poco né punto delle reali intenzioni di Renzi (“finge di aprire sull’Italicum solo per incassare il sì sul Senato”) – sulla legge elettorale non muovono minimamente a interesse o a compassione il compatto fronte dei senatori dissidenti. Figurarsi le accuse di Renzi di “perdere tempo dietro gli emendamenti burla”.

Il presidente del Senato, Pietro Grasso.

Il presidente del Senato, Pietro Grasso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dissidenti (Chiti, Mineo, Casson, Mucchetti, Corsini, Micheloni) che ormai si muovono come un ‘partito nel partito’ a tal punto che, ieri pomeriggio, la riunione di tutte le opposizioni contrarie (M5S, Lega, Gal, Sel, Popolari, autonomisti, etc.) al ddl Boschi si è fatta nello studio che l’ex vicepresidente del Senato Vannino Chiti conserva a palazzo Madama, tra ‘l’ira funesta’ dei renziani. Il tamburo di guerra, insomma, i dissidenti, in replica all’appello di Renzi e in vista dei voti sul ddl Boschi, lo hanno già lanciato. L’esame del ddl riprenderà solo a partire da oggi perché ieri sera l’aula era impegnata a votare la fiducia sul dl Cultura, una fiducia passata con gli, ormai consueti e ben striminziti, 159 ‘sì’ e 90 ‘no’. Un altro di quei segnali che lascia facilmente immaginare che gli ‘augusti’ senatori del Pd come di FI si preparano alla ‘guerriglia’.

Renzi, Grillo e Berlusconi.

Renzi, Grillo e Berlusconi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E “da domani inizieremo la ‘guerriglia’ democratica nelle piazze e nelle istituzioni”, s’esalta Beppe Grillo, ieri a Roma per vedere i parlamentari M5S, manco fosse un ‘Che’ (Guevara) alla genovese. Grillo che, come al solito, mostra sempre due facce. Una ‘dura’, ad uso e consumo delle telecamere (“C’è in gioco la democrazia”, “vogliono fare cose incredibili entro l’8 settembre, no, l’8 agosto”, “faremo la guerriglia democratica fuori e dentro le istituzioni…”) e una più – si fa per dire – ‘morbida’. Quella che, da un lato, non sconfessa (anzi: ‘copre’ politicamente) l’ala dialogante dell’M5S, capitanata dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, e che, dall’altro, ‘apre’, pur se in modo contorto, al Pd sulle preferenze nella legge elettorale, ma mischiando il tutto in un frullatore che comprende no all’immunità e Senato elettivo, temi indigesti al Pd.

Silvio Berlusconi accanto al suo 'rivale', dentro FI, R Raffaele Fitto.

Silvio Berlusconi accanto al suo ‘rivale’, dentro FI, R Raffaele Fitto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In mezzo, come in una famosa canzone di Patty Pravo, c’è Silvio Berlusconi. Oggi non verrà a Roma e non incontrerà Renzi, come invece s’è vociferato tutto ieri in Transatlantico, in quanto colto da ‘leggera indisposizione’ (un’infezione virale pare, e molto tattica), ma che l’ex Cav sia a dir poco seccato da tanto ‘discutere’, e senza di lui, di ‘scambi’ tra Italicum e ddl Boschi, è poco ma sicuro. Per dirla con Paolo Romani, “per noi fa fede il ‘patto del Nazareno’!”. Il quale fu scritto da Denis Verdini, e da uno come lui, il vero estensore dell’italicum, sarà duro x tutti prescindere.


NB. Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2014 sulle pagine di politica  del Quotidiano Nazionale