Renzi sbotta con Vendola: basta sceneggiate. Il Pd rompe le alleanze locali con Sel. Il premier: “Hanno solo paura di perdere la poltrona”

30 Luglio 2014 1 Di Ettore Maria Colombo

L’ostruzionismo del gruppo di Sel al Senato, sulla riforma del Senato, fallita ogni mediazione che pure era intercorsa per tutto il giorno precedente fino a ieri mattina, tra palazzo Chigi e Vendola – il quale aveva chiesto un’interlocuzione ‘diretta’ con Renzi – si porta con sé conseguenze politiche che potrebbe diventare una slavina, da qui a tre mesi.

 

Il Pd, infatti, ha sostanzialmente deciso di ‘chiudere’ ogni tipo di alleanza locale con Sel, come ritorsione. Ma in autunno si vota in Emilia-Romagna e Calabria, inoltre si faranno le primarie in Campania e Puglia (con un candidato di Sel, il senatore Dario Stefàno) e Sel prevede “c. amari” per i democrat. Chi avrà ragione, su chi ha più voti tra Sansone (Pd) e David (Sel), si vedrà, ma certo è che la riforma del Senato dividerà ancora di più la sinistra a sinistra del Pd da Renzi mentre pezzi di ‘ribelli’ democrat (in testa Pippo Civati) già pregustano nuove alleanze, magari la ‘riedizione’ del Pds sull’asse Civati-Bersani-Vendola-etc.

Il leader di Sel Vendola mentre vota alle Europee

Il leader di Sel Vendola mentre vota alle Europee

“A brigante brigante e mezzo”, sibilano i renziani di provata fede e le parole del di solito cauto Lorenzo Guerini non sono meno dure: “Chi fa saltare il tavolo (Sel) se ne assume tutta la responsabilità”. “Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare un sistema politico che non funziona più” scrive lo stesso Matteo Renzi, su Facebook. “Le sceneggiate dimostrano solo che alcuni senatori perdono tempo solo per paura di perdere la poltrona”, rincara la dose il premier. “La nostra determinazione è più forte dei loro giochetti. Non ci faremo ricattare da nessuno”. Il guaio (per Sel…) è che il premier che parla off records con alcuni suoi senatori è ancora più duro: “Avevano detto (quelli di Sel, ndr.) che con la mediazione di Chiti (Vannino, capofila dei dissidenti del Pd,ndr.) si chiudeva. Oggi (ieri, ndr.) hanno detto il contrario. Io tengo duro. Questo braccio di ferro è quello decisivo. Chi vince, vince il match finale e io ho l’80% degli italiani con me. I vendoliani mi hanno rotto le p…”. A seguire, in sua vece, i lavori del Senato sul ddl Boschi non c’era solo la ministra, ma anche il suo portavoce a Chigi, Filippo Sensi.

Pier Luigi ersani quando ancora poteva fumare il suo inseparabile sigaro Toscano...

Pier Luigi Bersani quando ancora poteva fumare il suo inseparabile sigaro Toscano…

E se il buongiorno si vede dal mattino, poco dopo la conferenza stampa con cui De Petris e Fratoianni chiudevano, di fatto, la porta a ogni mediazione, confermando tutti i loro 6 mila emendamenti e rendendo concreta la ‘minaccia’ di lavori che si protrarranno ben oltre l’8 agosto (“Qua il 2 di settembre siamo ancora all’art. 2…”, sospirava un senatore), Sensi scortava, al Senato, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti. Mandato apposta lì, il fedelissimo di Renzi, per dettare la dichiarazione di guerra del Pd a Sel. E proprio al sellino Stefàno, incontrato alla buvette, Lotti fà secco: “Dario, non potete dire che usiamo parole irricevibili e poi governare insieme tutte le regioni. Non abbiamo l’anello al naso”. Poi, Lotti si appartava con il ‘mago dei numeri’ di casa Berlusconi, Denis Verdini, che (sorridendo) spiegava: “Sel chiede di ritoccare le soglie dell’Italicum? Non se ne parla proprio, mi dispiace…”.


NB. Questo articolo è uscito stato pubblicato il 30 luglio 2014 sulle pagine di Politica del Quotidiano nazionale