‘Quella sporca dozzina’ all’assalto della recessione. Ecco i guru economici del think-thank di palazzo Chigi. Professori, tecnici e giovani molto ‘Smart’

‘Quella sporca dozzina’ all’assalto della recessione. Ecco i guru economici del think-thank di palazzo Chigi. Professori, tecnici e giovani molto ‘Smart’

15 Ottobre 2014 0 Di Ettore Maria Colombo
Palazzo Montecitorio. Portone d'ingresso della Camera dei Deputati.

Palazzo Montecitorio. Portone d’ingresso della Camera dei Deputati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il taglio delle tasse (8.5 mld trovati di colpo), annunciato come il sole all’improvviso, davanti a una platea di industriali entusiasti. ‘L’operazione Tfr’, lanciata a sprezzo del pericolo e dei contrari. E, ovviamente, il Jobs Act, con tanto di ‘svuotamento’ dell’art. 18. Chi c’è dietro le più clamorose e spericolate idee di Matteo Renzi? Chi sta lavorando a una Legge di Stabilità monstre da 30 miliardi? Fino a ieri, la risposta era stata facile: Il ministro dell’Economia, e, soprattutto, gli arcigni tecnici del suo MEF. Oggi, peraltro, guidati da Roberto Garofoli, già nello staff di Letta a palazzo Chigi e ora capo di gabinetto di quel Padoan con cui Renzi litiga un giorno sì e l’altro pure.

Matteo Renzi parla davanti alla Direzione del Pd riunita per discutere sull'art. 18

Matteo Renzi parla davanti alla Direzione del Pd riunita per discutere sull’art. 18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con il nuovo premier, invece, tutto è cambiato. A palazzo Chigi lavora, da metà settembre, ‘quella sporca dozzina’. Sono in primo luogo macroeconomisti, ma anche esperti di fisco, credito, finanza, alcuni con esperienza di merchant bank di grido. Tra loro, i nomi ‘politici’ sono pochi (Filippo Taddei, responsabile economico Pd e Yoram Gutgeld, deputato e consigliere di Renzi) mentre spiccano quelli ‘tecnici’. Due professori della ‘Bocconi’, Tommaso Nannicini e Roberto Perotti (di loro Renzi si fida quasi ciecamente, erano con lui pure al vertice sul lavoro del 6 ottobre), due economisti puri (Veronica De Romanis e Marco Simoni), un esperto di politiche industriali (Marco Fortis), una cultrice di start-up (Carlotta De Franceschi) e una vecchia conoscenza fiorentina di Renzi, l’ex assessore alla Cultura Giuliano Da Empoli. Con loro lavorano, gomito a gomito, quattro giovanissimi esperti economici che, a differenza dei primi (consulenti senza gettone di presenza), fanno parte dello staff di palazzo Chigi. Si vedono al primo piano, quello dove, come è per il premier, ‘le luci son sempre accese’.
“Lavoriamo giorno e notte, senza orari, dal lunedì al venerdì e pure oltre”, racconta uno degli esperti che preferisce l’anonimato. Non c’è struttura gerarchica né ‘capi’, ma un lavoro ‘orizzontale’ il cui punto di riferimento è sempre e solo Renzi. Il quale vaglia, esamina e assimila i diversi dossier che gli vengono presentati e che, alla fine, decide. Da solo. “Ci usa come background sulle varie policy- continua la fonte – ma le decisioni politiche, le scelte, le prende lui, velocissimo nell’apprendere come nel decidere”. Fin qua, nihil sub sole novi, compreso un po’ di entusiasmo da neofiti. Poi, però, c’è la ‘ciccia’. Il taglio dell’Irap e l’idea di mettere il Tfr in busta paga (“credo che alla fine entrerà nella Finanziaria”, dice la fonte) sono nate qui. Oltre che, ovviamente, molto del Jobs Act. Attriti con Padoan e con il MEF? “Ce ne sono, la burocrazia frena, ma dialogo e incontri non mancano”. Tanto, alla fine, vince Renzi.


NB. Questo articolo è’ stato pubblicato il 15 ottobre 2014 a pagina due del Quotidiano Nazionale