#QuirinaleNEW/3. Grandi elettori: numeri, maggioranze possibili, franchi tiratori

27 Gennaio 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

In breve, ecco alcuni numeri sui Grandi elettori da sapere in vista delle elezioni per il Quirinale aggiornato con le possibili maggioranze su Mattarella, Prodi, Bersani e … Feltri

I ‘Grandi elettori’. Il collegio elettorale che elegge il presidente della Repubblica è speciale sin dalla sua composizione. Consta, ad oggi, di ben 1009 ‘Grandi Elettori’. I parlamentari sono 951, così suddivisi: 630 deputati e 315 senatori eletti, cinque senatori a vita già in carica (di cui quattro nominati da Napolitano: Cattaneo, Piano, Rubbia, Monti e uno, Ciampi, in qualità di ex presidente della Repubblica) e un ‘nuovo’, senatore a vita, il sesto, che lo è diventato dal giorno stesso delle dimissioni, Napolitano. A loro vanno aggiunti i 58 delegati eletti da ognuna delle venti Regioni (tre per ciascuna regione, tranne la Valle d’Aosta che ne ha uno) in base ai risultati delle elezioni regionali più recenti e che vengono scelti secondo questo metodo: governatore della Regione, presidente del Consiglio regionale (entrambi di maggioranza), vicepresidente o, comunque, un membro dell’opposizione. In questa occasione, tutti i governatori regionali, tranne quello del Molise, saranno presenti.
Quorum. E’ fissato dalla Costituzione: maggioranza di due terzi nei primi tre scrutini (in questo caso pari a 673 voti), maggioranza assoluta (in questo caso pari a 505 voti) dal quarto scrutinio in poi.
Consistenza dei vari gruppi. Il Parlamento è molto cambiato, dal 2013 a oggi, quando si verificò il fenomeno dei 101 franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi e si procedette poi alla rielezione di Giorgio Napolitano per il suo secondo mandato, che si è chiuso il 14 gennaio 2015. il Pd aveva 430 Grandi Elettori, SeL 45, M5S 163, Scelta civica 69, Udc 12, Pdl 211, Lega 40, Fd’It 9, Autonomie e Minoranze 18, 10 Gal, 6 Centro democratico, piu’ altri per un totale di 1007 Grandi elettori.
1) Pd (446 voti). Il Pd è il partito cresciuto più di tutti, salendo da 430 delegati a 446 delegati, dal 2013 a oggi, grazie ai molti ingressi provenienti da Sel e Sc e alla conquista di 5 regioni (Abruzzo, Calabria, Piemonte, Sardegna, Friuli) sul piano dei delegati regionali. I 446 Grandi elettori del Pd sono così suddivisi: 307 deputati e 108 senatori (uguale a 415 parlamentari) più 31 delegati regionali tra cui figurano i governatori di centrosinistra di 12 regioni su 20: Liguria (Burlando), Piemonte (Chiamparino), Friuli (Serracchiani), Emilia-Romagna (Bonaccini), Toscana (Rossi), Umbria (Marini), Abruzzo (d’Alfonso), Lazio (Zingaretti), Basilicata (Pittella), Sicilia (Crocetta), Calabria (Oliverio), Sardegna (Pigliaru), ma non Spacca (Marche) che ha fondato un suo movimento autonomo e non Frattura (Molise) per scelta regionale.
NB. Due Grandi elettori – il presidente del Senato facente funzioni di Capo dello Stato, Pietro Grasso, e la vicepresidente del Senato, facente funzioni di presidente vicaria dell’Assemblea che eleggerà il Capo dello Stato, Valeria Fedeli – pur essendo iscritti al Pd, non votano mai, per prassi consolidata, alle elezioni presidenziali dato il ruolo terzo e dunque vanno sottratti  dal computo del Pd. Ecco, dunque, che da 446 Grandi elettori il Pd scende, di fatto, a 444 voti.
2) FI (142 voti). Il gruppo di Forza Italia è crollato dai 211 delegati dell’allora Pdl (nel 2013) ai 143 attuali. I parlamentari azzurri sono 130 (70 deputati e 60 senatori) cui vanno aggiunti 12 grandi elettori (dieci di FI puri,c due – Tondo in Friuli e Iorio in Molise – liste personali di dentrodestrariconducibili all’ex Pdl) molti meno di due anni fa, causa le diverse sconfitte subite nelle elezioni regionali, per un totale di 142 voti.
3) Area popolare (NCd+Udc): 75 voti. Il Pdl unito aveva 211 delegati nel 2013, Ncd, nato dalla scissione del Pdl, da solo ha 63 delegati, ma sale a 70 (34 deputati e 36 senatori) grazie alla fusione con Udc ed ex Popolari per un totale finale di 75 Grandi elettori grazie ai 5 delegati regionali (3 Ncd, 2 Udc).
4) Area centrista (Sc+Popolari): 45 voti. Scelta civica-lista Monti, dai 73 delegati del 2013, si è frantumata in due rivoli: 32 sono i parlamentari ‘civici’ attuali (erano 69 nel 2013 piu’ 12 dell’Udc) e, inizialmente, erano i 28 parlamentari del gruppo Popolari per l’Italia che si è di fatto dissolto proprio di recente. Oggi, i parlamentari di Scelta civica sono, appunto, 32 (25 deputati e 7 senatori) mentre con gli ex Popolari per l’Italia – Italia solidale di Dellai-Olivero sono rimasti solo in 13 (tutti deputati, dato che i tre senatori affiliati all’area sono stati costretti a confluire nel gruppo Autonomie-Psi), ma i due gruppi hanno stabilito una forma di consultazione permanente comune.
5) Autonomie-Estero-Psi-Pli (32 voti). Qui il discorso si fa complesso. Dentro quest’area, presente come gruppo autonomo al Senato e come sotto-componente dentro il Gruppo Misto alla Camera, vanno contabilizzati componenti, aree e partiti diversi ma affini tra loro (per dire, votano sempre con il governo). In sostanza, il gruppo Autonomie-Estero-Psi del Senato e’ composto da 17 esponenti in totale (cui vanno sottratti i tre ex Popolari per l’Italia che fanno parte politicamente dell’area Sc-Popolari-centristi) più vanno aggiunti, ma alla Camera, iscritti come sotto componente nel Misto, i sei deputati del Psi, i cinque espressione delle Autonomie (Svp-Patt-Uv) e i quattro del Maie-Estero. A loro vanno aggiunti i tre delegati eletti in Trentino (uno Patt e uno Svp) e il presidente della Val d’Aosta (Rollandin, Uv). Totale: 32 voti. Dicevamo della composita e complessa composizione dell’area Autonomie-Psi-Estero tra Camera e Senato. Si parte dagli otto parlamentari (due senatori e sei deputati) del Psi di Nencini, si passa per i 7 senatori e i cinque deputati dei gruppi autonomisti Svp-Patt-Uv (cui vanno aggiunti i tre delegati regionali eletti due in Trentino e uno in Val d’Aosta: in tutto 15 Grandi elettori delle varie minoranze linguistiche. A questi vanno aggiunti i sei parlamentari (2 senatori e quattro deputati) del Maie, cioè gli eletti all’estero, e i tre senatori a vita iscrittisi al gruppo Autonomie del Senato (Cattaneo, Rubbia e, da poco, Napolitano). Da ricordare che, sempre tra i senatori a vita, Ciampi e Piano sono iscritti al gruppo Misto, Monti dentro Sc.
6) Gal (Grandi Autonomie e Libertà): 15 voti. E’ il gruppo dove trionfano gli  ‘ascari’ azzurri (in 11 sono ex di Forza Italia) per lo più’ vicini a Fitto e dunque contabilizzabili tra i ribelli anti maggioranza e anti Patto del Nazareno. il gruppo di Gal (erano 10 due anni fa) comprende da poco anche la pattuglia dei Popolari per l’Italia (tre), guidati dall’ex ministro Mario Mauro e non entrati volutamente in Area Popolare. poi vi sono ex Ncd (Naccarato), ex leghisti (Davico) e un ex ministro come Giulio Tremonti. Di solito votano contro il governo.
7) M5S (129 voti): da 163 parlamentari l’M5S è sceso a 143, poi a 138 e ora a soli 129 Grandi elettori, che comprendono anche un delegato regionale, eletto in Lazio (e’ la prima volta che ne eleggono uno), avendo perso, nel frattempo, 18 deputati e 16 senatori. Un vero tracollo.
8) Ex grillini fuoriusciti dall’M5S (32 voti). Si tratta di 18 deputati (9 usciti in precedenza e ben nove solo il 27 gennaio) e 15 senatori, tutti usciti in precedenza, piu’ un senatore che ha gia’ annunciato la sua uscita dall’M5S, ma per ora non l’ha ancora formalizzata (Molinari). I nove parlamentari usciti ora (i deputati Tancredi Turco, Walter Rizzetto, Aris Prodani, Samuele Segoni, Mara Mucci, Eleonora Bechis, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato) formeranno un gruppo autonomo (“Alternativa libera”) forte di 13 deputati grazie all’apporto di alcuni dei fuoriusciti in precedenza (Curro’, Artini, Pinna, Tacconi) e che, con l’aggiunta di altri 10-11 senatori, può’ raggiungere una massa di manovra considerevole, forte di 24-25 parlamentari. Tutti gli altri ex grillini si sono invece persi in mille rivoli. Tra gli ex grillini gia’ fuoriusciti figurano un deputato (Zaccagnini) entrato in Sel, un deputato (Catalano) iscritto al sottogruppo Psi-Pli nel Misto, un senatore (Pepe) che ha fatto resuscitare i Verdi, un altro che si e’ iscritto al Gruppo Autonomie-Psi (Battista) e un senatore (Nitori) che si è’ iscritto ad Area popolare. Tra i tredici senatori ex grillini iscritti al Misto vi sono tre senatori (Buccini, Mussini, Romani) che hanno fondato il Movimento X e altri otto che sono iscritti come indipendenti al gruppo Misto del Senato, dove c’e’ anche Campanella (Italia lavori in corso), dovrebbe pescare il neo gruppo di Alternativa libera.
9) Lega Nord ( 38 voti): si tratta di 35 parlamentari (20 deputati e 15 senatori), cui vanno aggiunti i tre delegati regionali leghisti che comprendono i governatori Maroni e Zaia.
10) Fratelli d’Italia (10 voti). Il partito di Fratelli d’Italia conta nove parlamentari e un delegato regionale.
11) SeL (34 voti). I grandi elettori di SeL comprendono 26 deputati e 7 senatori, che siedono nel gruppo Misto, e un delegato regionale: il governatore della Puglia e leader di SeL Vendola. SeL ne ha persi ben dieci, di Grandi elettori, dal 2013 ad oggi, quando ne aveva 44. Nel gruppo c’e’ però anche Laura Boldrini che per prassi non vota in quanto presidente della Camera. Quindi di fatto saranno in  33.
12) Non ascrivibili a nessuna componente: 11 voti. Sono 11 i deputati e senatori che siedono nei rispettivi Gruppi Misti di Camera e Senato e che non sono ascrivibili a nessuna componente o a componenti singole: tra essi vi sono Nesi (ex Sc), Margiotta (ex Pd), Pisicchio (ex Cd), Formisano (Idv).
Maggioranze tutte teoriche, ma possibili, almeno sulla carta. La maggioranza di governo avrebbe, sulla carta, i numeri per eleggersi il nuovo Presidente della Repubblica da sola. Infatti, sommando i delegati di Pd (446), Area popolare (75), Autonomie-Psi (32) e area centrista (45 in tutto: composta da Sc, 32, e dai Popolari, 13), il totale fa 598 voti, ben superiori alla maggioranza assoluta (505) richiesta a partire dal IV scrutinio. Ma una presenza di franchi tiratori mirata, tra Pd e centristi, di soli cento voti metterebbe subito a rischio l’elezione di un Capo dello Stato scelto solo dalle forze politiche che sorreggono il governo anche se dal IV scrutinio in poi. Ecco perche’ servono i voti di Forza Italia.
La somma di maggioranza di governo (598 voti) e FI (142) fa addirittura 740 voti che diventerebbero 755 con i 15 senatori della pattuglia del Gal. Cifra astronomica che consentirebbe, volendo, di eleggere il Capo dello Stato subito, dal primo scrutinio. Basti pensare che il Napolitano II fu rieletto con 738 voti. naturalmente, pero’, se si iniziano a sottrarre 40-50 franchi tiratori del Pd e 30-40 azzurri di area Fitto piu’ mal di pancia vari si scende a 600-620 voti. non bastevoli tuttavia a impedire che, dal IV scrutinio, la maggioranza di governo piu’ Fi possa eleggersi senza troppi patemi il Capo dello Stato.
Una maggioranza di centrosinistra ‘stretto’ che escludesse Area popolare (75 voti) ma si allargasse a SeL  (34 voti) e a parte degli ex grillini (i 25 di Alternativa libera su 32 fuoriusciti) per candidare Mattarella conterebbe su 444 del Pd (-Grasso e Fedeli), 45 di Sc, 32 di Autonomie, 25 ex-M5S, 33 (-Boldrini) di Sel per un totale, sulla carta, di 582 voti (579 effettivi) che, pur scontando un pacchetto di franchi tiratori (20-30?), danno un buon margine di 60-80 voti sopra il quorum di 505 a partire dalla IV votazione.
Il patto del Nazareno versione stretta (Pd+FI) ha, sulla carta, 588 voti (446 del Pd e 142 di FI) ma perderebbe un numero enorme di consensi e potrebbe finire ben sotto i 505 voti. La sola maggioranza ‘anti-Nazareno’ oggi immaginabile, stipulata magari mettendosi dietro la bandiera di Prodi o di Bersani ha, sulla carta, dai 200 ai 300 voti: 130 grillini, 34 di Sel, una decina di democrat certi (i civatiani) cui potrebbero sommarsi altri 100 (?) Pd e a molti dei 32 ex grillini.
La candidatura annunciata di Vittorio Feltri da parte di Fratelli d’Italia e Lega ha 48 voti di partenza.
Una candidatura di bandiera di Fi e Area popolare, che pure hanno annunciato che nei primi tre scrutini voteranno scheda bianca, ha, in partenza, 217 voti cui potrebbero aggiungersi i 15 voti di Gal fino a 232.
I franchi tiratori in generale. Tutti questi calcoli scontano però, ovviamente, la molto concreta fronda di quasi duecento (e oltre?) ‘franchi tiratori’ provenienti dalle fila di quasi tutti i partiti.
A spanne possono essere così divisi: da 40-50, nelle previsioni più’ ottimistiche, fino ai 140-150, nelle previsioni più nere, nel Pd (25-30 dalemiani, 60-80 bersaniani, 10 civatiani, 20 area Cgil, 20-30 di Fioroni, 10 malpancisti a vario titolo), 40-50 tra i parlamentari vicini a Fitto dentro FI, 20-30 centristi a vario titolo, piu’ la nebulosa dei 32 grillini dissidenti.
La possibile dissidenza nelle file dem. Secondo una ricostruzione uscita giorni fa sul quotidiano Il Foglio, riguardante il solo Pd, i numeri dicono che alla Camera i voti con l’ok, quelli che con ogni probabilità dovrebbero votare a favore di ciò che verrà deciso da Renzi, sono 204 su 307 totali. Di questi 307, quelli a rischio sono 84, quelli che voteranno sicuramente no saranno 19. Al Senato la proporzione è più o meno identica: 71 voti sicuri, 15 a rischio, 22 quasi certamente contrari. Sommando questi numeri, è il calcolo di Palazzo Chigi ed è anche il calcolo delle correnti alleate ai renziani, si arriva a 275 voti sicuri, 99 a rischio (alcuni dei quali forse recuperabili), 41 già persi in partenza. In linea di massima i parlamentari sicuri sono quelli che fanno parte di tre correnti che hanno un peso importante nel patto del Nazareno: i renziani (50 alla Camera, 21 al Senato, sono aumentati rispetto all’inizio della legislatura, quando erano soltanto 51); i giovani turchi (45 alla Camera, 14 al Senato, anche loro aumentati rispetto all’inizio della legislatura, quando erano meno di 50); Area dem (37 alla Camera, 17 al Senato). Occhi puntati, invece, sulla minoranza dem, il cui grosso e’ composto da Area riformista (leader Bersani) e che conta circa 140 parlamentari che diventano 150 con i delegati regionali. Tra questi una ottantina sarebbe costituito dallo zoccolo duro dei bersaniani, una ventina da civatiani o comunque ribelli irriducibili e circa 40-60 quello piu’ vicini al capogruppo alla Camera Speranza e considerati, dai renziani, recuperabili. Ecco perché’ li si considera in un range che va da 40-50 duri e puri a un totale di 140-150 al massimo.

NB. Questo articolo è stato pubblicato sul blog ‘I Giardinetti di Montecitorio’ facilmente rintracciabile sul sito internet di Quotidiano.net (http://www.quotidiano.net)