#IldiavolovesteItalicum/9. Letta paragona Renzi a Berlusconi, il premier vede l’ultima tappa. Minoranza dem e opposizioni in ordine sparso

4 Maggio 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

“Voterò contro un provvedimento di cui non condivido metodo, percorso e contenuti; perché l’Italicum è un parente stretto del Porcellum e perché Renzi fa come Berlusconi nel 2005 contro cui dicemmo ‘mai più mentre ora è il Pd a scriversi le regole del gioco da solo”

 

L’ex premier, oltre che ex braccio destro di Prodi e di Bersani, Enrico Letta, ha perso le prudenze di una vita. Si sente “libero”, da quando ha deciso di abbandonare la politica attiva per dedicarsi allo studio (dirigerà, da settembre, la scuola SciencesPo di Parigi), “molto libero di dire quello che penso” (e i risultati si vcdono) e, pure, nel frattempo, di fare politica, ma più fuori dal Pd che dentro, e promuovere il suo libro, per dire, con molte associazioni cattoliche impegnate nel sociale e di area centrista come l’Mcl.
Ieri, il suo affondo contro Renzi e contro l’Italicum, Letta lo ha lanciato dagli studi di ‘In mezz’ora, ospite di Lucia Annunziata. Tutelato solo il ruolo del Capo dello Stato, con cui ha un ottimo rapporto (“se Mattarella firma l’Italicum non mi scandalizzo”), Letta ha demolito la legge elettorale pezzo per pezzo, poi è passato a Renzi: “io e lui siamo molto diversi” (nessuno nutriva dubbi); “nel suo racconto del Paese c’è sempre questa idea che lui decide e gli altri non decidevano e nessuno ha mai deciso nulla prima…”.

Il premier non risponde direttamente a Letta, ma a tutti (avversari e ‘gufi’) da Bologna, dove partecipa alla Festa dell’Unità speciale, quella per i 70 anni della Liberazione, con tanto di polemiche per i mancati inviti ai big della minoranza e di pesanti contestazioni. Renzi spiega che “non ci fermeremo a cento metri dal traguardo”, “le riforme le completeremo tutte, Italicum in testa”, “per cambiare ho rischiato l’osso del collo, ma questo è fare Politica”. Renzi riesce a recuperare, in parte, un pezzo del dissenso interno sull’Italicum, quello di Gianni Cuperlo e dei suoi che, in 14 su 20, si sono astenuti nel voto di fiducia come i 17 bersaniani e altri 6 (totale: 37 dissidenti): “Caro Gianni, questa è anche casa tua. Lavoreremo insieme su vari progetti, a partire dalla nuova Unità”.
Cuperlo annuncia per stamane la riunione di tutti i ‘ribelli’ per decidere ‘come votare’, ma dipende da cosa faranno le opposizioni perché i dissidenti del Pd vogliono marcare una posizione ‘terza’. Ecco perché quello dei ribelli del Pd sarà un astensione o un ‘no’ (più probabile) se resteranno in Aula, in caso di voto palese, o sceglieranno l’uscita dall’Aula se sarà chiesto dalle opposizioni il voto segreto.
Ma questo – la richiesta o meno del voto segreto, richiesta legittima, sulla legge elettorale, purché avanzata da 20 deputati o un gruppo politico –  dipende, appunto, dalla scelta politica di opposizioni tornate divise al loro interno. Si va da SeL (Scotto è per chiedere il voto segreto) a FI (Brunetta ha cambiato idea ed ora vuole il voto palese, per non dare alibi ai verdiniani interni) mentre F’d’It, Lega, M5S sono per la via drastica, quella dell’Aventino.
E se i 50 ‘responsabili’ – ma per i bersaniani doc Stumpo e Leva “sono molti meno, millantano, oggi si vedrà palesemente, molti dei presunti firmatari del loro documento, almeno 15, voteranno con noi e Speranza” – ormai già ex Area riformista, voteranno sì all’Italicum, coerenti con il sì alla fiducia, Come annuncia uno di loro. Il pugliese quarantenne Dario Ginefra, lo zoccolo duro dei ribelli resiste, tetragono, alle sirene renziane. “Quello della fiducia” – spiega Alfredo D’Attorre, bersaniano ma con un piede fuori dal Pd – è una ferita profondissima. Ci sarà un prima e un dopo Italicum”. Se è vero lo si vedrà a partire da oggi.

NB. Questo articolo è’ stato pubblicato il 3 maggio 2015 sulle pagine di Politica del Quotidiano Nazionale (http://www.quotidiano.net)