#VersoleRegionali/8. Bindi contro Resto del Mondo. Renzi e il Pd furibondi. Il caso degli impresentabili e le liste De Luca in Campania. Quattro articoli scritti negli ultimi quattro giorni al prezzo’ di uno…

31 Maggio 2015 0 Di Ettore Maria Colombo
Il portone d'ingresso di palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

Il portone d’ingresso di palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

1) Bindi spacca pure la sinistra Pd: Speranza per De Luca. Renziano furiosi: tolga il disturbo. 
“La str. (irriferibile, ndr.) ha orchestrato un agguato scientifico per farci perdere, ma non in Campania, dove vinceremo, ma in Liguria, dove grazie a lei e Pastorino possiamo perdere”. Ormai i renziani parlano della Bindi non come ne parlerebbe Silvio Berlusconi, ma molto peggio, tra parolacce e rabbia. “Quand’è che toglie l’incomodo e se ne va con Civati e con i suoi amichetti, quei ‘minorati’ (sic) di Fassina e D’Attorre?!” è l’unica domanda che – in prospettiva del post-voto, quando se andasse male, si potrebbe un redde rationem, nel Pd – i renziani di prima, seconda e pure di terza fascia si fanno. Il day after la bufera degli ‘impresentabili’, compreso De Luca, nella black list della commissione bicamerale Antimafia, tra i renziani la rabbia contro Rosy la pasionaria non solo non è sbollita, ma (se possibile) è aumentata.
Peraltro, la Bindi non può essere sostituita neppure volendolo fare: per i presidenti di Bicamerali non c’è fturn over di metà legislatura come per gli altri, sono inamovibili, a meno di sue dimissioni. Il sentiment anti-Rosy accomuna tutte le correnti del partito: dai franceschiniani, i più severi censori e avversari dai tempi del Ppi, ai Pop-dem e ai Giovani Turchi. Ieri sono scesi in campo pro-Rosy solo due tra gli ultimi ulivisti prodiani ancora attivi: gli onorevoli Corsini e Monaco. I due attaccano De Luca (“il Pd non doveva candidarlo”) e anche i membri dem dell’Antimafia (“fino a 24 ore prima dalla pubblicazione sono rimasti zitti, ora si stracciano le vesti, come mai?”), il cui capogruppo è, peraltro, il lombardo (e, peraltro, renzianissimo) Franco Mirabelli (e non Beppe Lumia, come scritto ieri: lo e’ stato nella scorsa llegislatura).
E pure nella minoranza si registrare crepe e distinguo. Dopo la difesa a testuggine della Bindi di Cuperlo e Bersani, oltre che dei ‘soliti’ Fassina, D’Attorre e del già fuoriuscito Civati, l’ex capogruppo Pd alla Camera e leader di Area Rifomista Roberto Speranza ha parlato non pro-Bindi ma pro-De Luca, il che ha suscitato l’immediato plauso e sollievo dei renziani che giudicano il solo Speranza un concorrente ‘leale’. “lo conosco bene De Luca – ha detto Speranza in una nota – e vedere il suo nome accostato all’Antimafia è in totale contraddizione con il suo impegno e la sua storia”.
Eppure mentre De Luca chiede la “mobilitazione straordinaria” dei campani per andare a votare, temendone l’astensionismo, la convinzione che, dal Nazareno, si cerca di trasmettere ai media è che il voto di oggi nelle sette regioni andrà bene e che “la vendetta contro Rosy ce la prenderemo nelle urne”. Renzi stesso ha invitato tutti i suoi a tenere i nervi saldi e a lavorare pancia a terra anche oggi per far votare per il Pd. Specie in Liguria e nel centro-nord, dove gli impresentabili rischiano di influenzare le scelte degli elettori molto più che in Campania e indebolire il Pd a vantaggio dell’astensione. Eventuali rese dei conti si faranno solo dopo le elezioni, soprattutto se non andranno come previsto (6 a 1 o 5 a 2). Ritorna la voce di una Boschi catapultata al partito nel ruolo di vicesegretario e di un Guerini che andrebbe a fare il capogruppo alla Camera. Soluzioni che saprebbero di estremi rimedi a mali estremi.
2) Rosy contro tutti, la Pasionaria in trincea. Il socialista Buemi denuncia: “ha consultato solo i grillini”. Socialisti polemici: “la Commissione Antimafia ha esorbitato dalle sue competenze”. 

Il senatore socialista Enrico Buemi

Il senatore socialista Enrico Buemie

“Le liste dei 4 mila comuni al voto non sono mai state vagliate. Reati gravi come l’omicidio sono stati esclusi come se non lo fossero, gravi, perché sono stati inclusi solo i cosiddetti ‘reati spia’, ma in
questi non sono stati inseriti l’abuso d’ufficio né il peculato. Le competenze della commissione sono state almeno esorbitate. Ritardi di Prefetti e Corti d’appello hanno fatto il resto”. La denuncia, fredda
e circostanziata, dei metodi (sbagliati) seguiti dalla commissione bicamerale Antimafia, la consegna, a QN; un suo membro, il senatore Enrico Buemi, socialista e garantista doc.
Cosi sono state composte, secondo Buemi e altri commissari, le“liste di proscrizione” del “novello Silla” (duce e ‘Cesare’ della Roma repubblicana che mandava in esilio i suoi oppositori), come il segretario di Buemi e leader del Psi, Riccardo Nencini, definisce il lavoro di Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia che ha stilato la black list dei cd. 16 ‘impresentabili’ e, da ieri, novelli ‘proscritti’. Eppure, la Bindi sostiene che “nessuna iniziativa è stata presa in modo autonomo” (cioè solo da lei) e che “l’Ufficio di Presidenza, allargato ai capigruppo di tutti i partiti, ha condiviso tutte le procedure nelle diverse fasi del percorso di verifica, dando pieno mandato alla presidente (sempre lei, la Bindi, ndr.) di concludere il lavoro”.
Marco Di Lello (Psi), che dell’Antimafia è segretario, ribatte duro: “Dire le bugie è peccato, ricordo alla cattolica fervente Bindi”. Chi ha ragione? Silla-Bindi o Di Lello-Mario, che proprio Silla proscrisse? La domanda non è peregrina perché, nel Pd, da ieri, è scoppiato un’iradiddio dal titolo ‘Bindi contro Resto del Mondo’. Attaccano a testa bassa la Bindi Renziani di prima fascia come Carbone e renziani di complemento. Si va dal presidente del partito, Matteo Orfini al capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda fino, in serata, alla nota congiunta dei massimi vertici del partito. Nota che, non potendo esprimere disgusto, mette agli atti la totale disapprovazione dei due vicesegretari nazionali Pd, Guerini e Serracchiani.
Del resto, Renzi è davvero furibondo. Tanto vale sintonizzarsi sulla sua lunghezza d’onda. Tra i pochi renziani che, pero’, avevano parlato prima che i buoi fossero scappati e la Bindi chiudesse le stalle, solo due: il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, renziano di prima fascia, e Stefano Esposito, senatore e membro proprio dell’Antimafia (Giovani Turchi): parlano di “progetto politico dell’Antimafia” e di “infiltrati che lavorano contro il Pd”. Concludendo, di fatto, entrambi col laconico “è tempo di divorzio”.
A proposito di ‘infiltrati’ e ‘divorzi’ la Bindi viene difesa solo dalla minoranza. E, cioè, da Bersani come pure da Fassina e D’Attorre, i quali due, però, hanno già il piede fuori dal Pd e presto andranno con Civati. Pure la Bindi stessa,del resto, presto se andrà, si dice, dal Pd, ma resta il mistero sul suo lavoro.
La Bindi ha stilato la black list da sola o l’ha condivise con altri? ha condiviso o meno le sue decisioni?  Vediamo. L’Antimafia è composta da 49 membri (24 deputati e 25 senatori), ha due vicepresidenti – Claudio Fava (ex SeL, ora nel Misto) e Luigi  Gaetti (M5S) – e due segretari: Attaguile (Lega) e Di Lello. Il quale ha denunciato: “il lavoro della commissione è sfociato nell’arbitrio”. Si dice che la Bindi abbia operato di concerto ‘solo’ con Fava e i pentastellati, bypassando il resto dei commissari, dagli azzurri (il
capogruppo Ciro Falanga) all’Ncd, con il solo plauso dei Popolari e, ovviamente, di SeL (Peppe De Cristofaro), unico partito che, insieme ai Popolari per l’Italia (Tito Maggio) la difende a spada tratta. Presto, però, nel Pd, sul banco degli imputati potrebbe finire pure il capogruppo in Antimafia, Peppe Lumia: è accusato, dai renziani, di ‘omissione di soccorso’. A Renzi e a De Luca, naturalmente.
3) Boschi blinda De Luca: è eleggibile. Oggi i nomi degli ‘impresentabili’ bollinati dalla Bindi. 

Uno, il ‘caso’ De Luca. Che è “candidabile ed eleggibile” secondo quanto dice il ministro alle Riforme, Maria Elena Boschi, ieri volata a Napoli a fare le veci del premier Renzi, che sotto il Vesuvio non è più tornato, e per partecipare a un’iniziativa elettorale a sostegno del ‘suo’ candidato governatore. De Luca, appunto, che è, invece, “ineleggibile e invotabile” per lo sfidante, il governatore uscente Stefano Caldoro e tutte le altre opposizioni, causa spada di Damocle della legge Severino pendente sul capo. “Legge che” – assicura la Boschi, dopo le indiscrezioni uscite da palazzo Chigi (“Non cambio la Severino”, assicura Renzi) – “noi rispetteremo, come facciamo sempre”, anche se – specifica poi – “la sentenza della Cassazione (che ha rimesso la decisione al giudice ordinario e non più al Tar, ndr.) non cambia nulla” (sic).
Due, il ‘caso’ Bindi o, in teoria, il caso ‘impresentabili’, ma che, appunto, è già diventato il caso “Bindi contro Resto del Mondo”. Infatti, se l’ormai famosa black list di cui non si conoscono ancora i nomi (10? 12? 15?!), ma che sarebbero tutti concentrati nella sola Campania e nelle liste provinciali di Caserta, Napoli e Salerno, verrà resa nota oggi, dopo la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione bicamerale Antimafia (presidente lei, la Bindi), le polemiche, dentro e fuori il Pd, infuriano contro lei, ‘la Rosy’.
Lo gnommero, come lo avrebbe definito Carlo Emilio Gadda, che attorciglia le budella del Nazareno, di palazzo Chigi e di un’intera classe politica (quella campana, soprattutto, ma anche nazionale), ha ben due facce: il caso De Luca e il caso Bindi-impresentabili. Per quanto riguarda De Luca, la questione è un vero ginepraio. Sintesi: se De Luca vince, il tribunale di Salerno che lo ha condannato in primo grado (abuso d’ufficio) fa partire la richiesta di sospensione (anche da semplice consigliere regionale!) in base all’art. 8 della legge Severino, poi la pratica passa a palazzo Chigi.
Nel frattempo, De Luca, che però non potrà più ricorrere al Tar, prende tempo per insediare la Giunta e nominare un suo vice (“Chi? Vogliamo il nome prima!” dicono Scotto di SeL e Civati), il governo prende tempo per decidere e i salmi finiscono in gloria. In attesa che la Consulta, non prima di ottobre 2015, si pronunzii.
Il caso Bindi, invece, in attesa della lista che verrà resa nota oggi, sta scatenando un iradiddio. Per Giarrusso (M5S) la lista “è una boiata pazzesca”, stile corazzata Potemkin, per Lupi “vergonosa”, per Gasparri (FI) “è una pagliacciata”. Nel Pd non parlano, ma sono egualmente furibondi, solo che ora iniziano a leccarsi i baffi: “La Bindi pensava di farci male, ma la brutta figura ora è solo la sua”. Solo il senatore Enrico Buemi (Psi) ha il coraggio di denunciare gli errori dell’Antimafia di cui fa parte (è vicepresidente), ma cui oggi non parteciperà ai lavori proprio per protestare con i metodi seguiti: reati gravi come l’omicidio esclusi, per non dire di abuso d’ufficio e peculato, i comuni non censiti, competenze esorbitate e dubbie, ritardi, omissioni, garantismo violato. Morale: un disastro.
4) Campania, sono almeno 12 gli impresentabili. Renzi: “siamo noi il partito della legalità'”. Domani la lista dell’Antimafia. Palazzo Chigi infuriato con la Bindi. 

L'ex capogruppo alla Camera di Sel, Gennaro Migliore (Pd) parla in aula.

L’ex capogruppo alla Camera di Sel, Gennaro Migliore (Pd) parla in aula.

Quanti sono gli ‘impresentabili’, in quali liste sono concentrati e in quante Regioni? A ieri, si sa solo che sono tutti in Campania. Vuol dire che i candidati delle altre 5 regioni al voto sono ‘impresantabil-esenti’. Insomma, oltre ai ‘Fantastici Quattro’ della Puglia, peraltro equamente ripartiti tra tutti gli schieramenti (uno di FI; due nella lista Schittulli-Fitto; uno nei Popolari per Emiliano, ma in quota Ncd-Ap, con Emiliano che già ha chiesto che si ritiri dalla gara), gli ‘impresentabili’, secondo i boatos raccolti in quell’Antimafia che ha operato lo screeming di concerto con Dda, prefetti e corti d’Appello (che hanno mandato dati in ritardo, specie in Campania) sono tutti concentrati solo lì, sotto il Vesuvio.
In quella terra di Campania, del resto, che, del tormentone ‘impresentabili’ (tra candidati e liste zeppe di suddetti), ha quasi fatto un punto d’onore, ma  al rovescio. Tanto che lo scrittore Roberto Saviano denuncia, inascoltato,vda settimane, che “nelle liste campane c’è Gomorra!”. In particolare, sarebbero concentrati in provincia di Caserta, gli impresentabili della segretissima black lista dell’Antimafia.
Si fanno i nomi di Tommaso Barbato, ex Udeur, ora con De Luca, che sarebbe indagato per voto di scambio; di Antonio Amente, ex sindaco di FI, ora nella lista “Campania in rete”, per De Luca; e di Enrico Maria Natale (“Campania in Rete”, sempre per De Luca). Di Natale, sempre Saviano ne citò e denuncio’ le vicende giudiziarie del padre, presunto prestanome del clan Schiavone, ma non risulta indagato. Rimane il mistero: quanti sono? Il numero varia a seconda di chi sa: “Di sicuro dodici, forse quindici, forse sedici…”, è la sconfortante risposta. Numeri e nomi ‘veri’ li custodisce, come in forziere svizzero (si fa per dire: la fuga di notizie sulla Puglia proprio da lì è uscita, grazie al grillino Francesco D’Uva, capogruppo dell’M5S in Antimafia) solo lei, Rosy Bindi.
E, nel Pd, sono assai furibondi proprio è solo con lei, la Bindi. “Il suo è un colpo basso, dato sotto la cintura e a gong scaduto dell’ultima ripresa …” sbotta un renziano doc e che ama la boxe. Del resto, pure la Bindi è furibonda. Ce l’ha con tutti: Pd, giornali, membri della sua commissione. Rimane che la black list degli ‘impresentabili’ l’Antimafia la pubblicherà solo venerdì mattina. E cioè l’ultimo giorno, quello di chiusura, della campagna elettorale.
Nell’attesa, non resta che registrare le polemiche di giornata. Il Pd, pubblicamente, si limita a dire “rispettiamo il lavoro della Bindi”, ma Renzi quasi si sgola nel dire “Il Pd è il partito della legalità!” e si capisce che, a palazzo Chigi, la mossa della Bindi l’hanno presa malissimo. Grillo urla dal suo blog l’hastag “#Bindi, fuori i nomi e subito!”. E SeL, con Arturo Scotto, dice che in Campania gli impresentabili potrebbero fare “la differenza tra vittoria e sconfitta”. Appunto.
NB. Questi quattro articoli sono stati pubblicati su Quotidiano Nazionale (http://www.quotidiano.net) nei giorni 28, 29, 30 e 31 maggio 2015, nelle pagine di Politica.