Renzi e CL. I ciellini si adeguano al leader del Pd. Il premier al Meeting tra selfie, applausi e Cl che si auto-ricolloca sulla scena politica

Renzi e CL. I ciellini si adeguano al leader del Pd. Il premier al Meeting tra selfie, applausi e Cl che si auto-ricolloca sulla scena politica

26 Agosto 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

L’INSEGNANTE di religione al Liceo (don Paolo Bargigia, presente in sala, oggi in sedia a rotelle a causa di una brutta malattia), prete e ciellino

Le vacanze da scout e, poi, quelle cielline, cui il premier all’inizio non voleva andare, lo stesso don Bargigia, a parlare di Dio e del ‘senso religioso’, titolo del libro fondamentale scritto da don Giussani (Renzi, però, il padre fondatore di Cl non lo cita mai, davanti ai ciellini, anzi ricorda loro ed elogia un suo storico alter ego, il sindaco-santo di Firenze Giorgio la Pira, come a dire: «Veniamo dalla stessa Chiesa, ma abbiamo frequentato parrocchie diverse»). I pregiudizi verso Cl «che avevo anch’io, ma che poi ho superato» . Le citazioni, da Claudel a Chesterton, passando per Guccini, autori qui, al Meeting, molto amati (Guccini lo ha citato anche don Carron, guida spirituale di Cl, il giorno prima: “Quando non ci sei, io resto solo coi pensieri miei”…).
LE STESSE parole usate nel suo intervento («stupore», «meraviglia», «incontro», «amicizia»), classiche e abituali nel lessico del mondo ciellino.
Il premier è venuto al Meeting «lieto e grato», dice, usando la perifrasi di Graziano Grazini, capogruppo di FI alla Provincia di Firenze, ciellino di ferro, oggi deceduto, avversario che Renzi ha imparato ad apprezzare e rispettare, pur da “sponde politiche opposte”(peraltro, Grazini è stato il padre politico di Verdini e, come in un’Eterno Ritorno, tutto torna, in Cl).
Il premier ha conquistato Cl a modo suo: interloquendo con la sua storia e i suoi valori, le sue parole d’ordine, ma senza cercare facili applausi, che peraltro non ha avuto. L’accoglienza della platea è stata gentile e attenta, ma senza applausi scroscianti. È andata meglio nel giro degli stand dove, pur travolti dall’occhiuto servizio d’ordine, ossessivo e fastidioso come neppure quello di Obama, tanti ragazzi volevano un selfie.
Renzi ha saputo accattivarsi il popolo e soprattutto la dirigenza di Cl, che i voti ancora li controlla, e il popolo ciellino è un discreto bacino di voti. Giorgio Vittadini, poco dopo, dirà in un’intervista tv che “Cl non è diventata di centrosinistra, ma non è più di centrodestra” e che, soprattutto, “il Pd ora è votabile” mentre la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, chiuderà con le enfatiche parole “noi ci siamo” con chi “cerca di tirare il Paese fuori dalla crisi” proprio l’intervento dal palco del premier. Delusi solo quelli dello zoccolo duro di Cl dentro il centrodestra, che fanno capo al settimanale Tempi diretto da Luigi Amicone (Renzi glissa sulla richiesta di firmare la proposta di legge sulle scuole paritaria, come Amicone lo invitava a fare, ma neppure dal palco toccherà mai lo spinoso tema diritti civili) Cl si è rimessa al centro dell’agone politico, come ogni estate, non grazie a Berlusconi, al centrodestra o ai politici ciellini d’un tempo, spazzati via pure dai convegni e dal parterre, ma grazie all’arrivo di Renzi, oltre che di ben quattro ministri del suo governo e mezzo Pd.
Per non dire della presenza della first lady del premier, Agnese Renzi, venuta al Meeting una settimana fa in visita solitaria per ascoltare la principessa Rania di Giordania, della mostra centrale del Meeting, che Renzi visita, casualmente dedicata al Duomo di Firenze, della massiccia presenza di imprenditori vicini al premier, come Roberto Snaidero, di Federlegno, che Renzi citerà anche dal palco, oltre che le le principali aziende pubbliche (FS, Enel, Intesa San Paolo, etc.), o della assai assidua presenza del braccio destro del premier, quel Marco Carrai, che il giorno prima ha partecipato a un affollato dibattito, la sera ha cenato con il padre spirituale di Cl, don Carron (si dice che Carrai sia ciellino) e, ieri, ha ovviamente presenziato a tutti gli incontri di Renzi al Meeting, sia quelli pubblici (giro degli stand e delle mostre, poi discorso dal palco, davanti ad almeno 8 mila persone) sia a quelli privati, dentro il salottino vip di Cl, dove è andata pure la presidente della Rai, Monica Maggioni, altra assidua frequentatrice del Meeting e renziana di ferro a sua volta.
Del resto, i voti, come i soldi (le ‘Opere’, direbbe Cl), non puzzano e a Renzi i voti servono. Si vota, per esempio, a Milano, nella primavera del 2016, il premier sa di avere lì un tallone d’Achille e i suoi crucci si appuntano su primarie che non vuole proprio fare nella (finora vana) ricerca di un uomo forte da lanciare (il commissario all’Expò, Sala, ha detto no). L’ex ministro e oggi capogruppo di Ncd alla Camera, Maurizio Lupi, pur finito nella polvere e tirato giù persino dagli inviti sul palco del Meeting, già s’è offerto, al premier, alla bisogna (correre come candidato sindaco a Milano in un’inedita alleanza Pd-Ncd-centristi) e ieri lo ha accompagnato e marcato in modo militare come a dire: «Questa è ancora casa mia, qui comando ancora io…». Ma se persino un luogo assai frequentato e amato dai politici di tutti gli schieramenti, secondo una logica classicamente bipartisan, come l’Intergruppo per la Sussidiarietà (creatura fondata proprio da Giorgio Vittadini e a lungo diretta e gestita da Maurizio Lupi), dove sfilavano politici di sinistra (Bersani, Letta, etc.) e di destra (Gasparri, Alfano), è sfiorito e appassito, tanto che quest’anno la polemica verte solo sulla presenza dell’unico, spelato, grillino che vi ha aderito, poi tutte figure minori, Cl aveva ed ha un disperato bisogno di ricollocarsi al centro dell’agenda politica e sociale.
E così, nonostante la ‘decadenza’ da un lato e la ‘lontananza’ dall’altro di Cl e della Compagnia delle opere, suo braccio tecnico-operativo, dalla politica attuale, il gotha ciellino, ieri era presente (e trepidante) in massa nell’accogliere il premier. Tutti a vedere in lui, in Matteo, il nuovo che avanza, altro che Berlusconi o (Dio li scampi e liberi) Salvini, anche perché papa Francesco così vuole. In verità, dentro Cl, il vero papa amato era (ed è) Ratzinger e il politico (era) Berlusconi, ma Cl è una salamandra: sa adeguarsi ai tempi. E Renzi pure.


Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2016 a pagina 2 e 3 del Quotidiano Nazionale