Senato, Renzi cambia strategia: “O passa la riforma o si vota” Il premier tentato dalle urne contro gli assalti della minoranza prepara il rilancio del Pd dalle regioni rosse

26 Agosto 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

RIMINI – IL PREMIER ha deciso: vuole una nuova, esplicita, «legittimazione popolare», quella che, come ha onestamente riconosciuto al Meeting, «neppure io ho».

Ecco il perché di una vera e propria “campagna d’autunno” che passerà per un tour del Pd “in cento teatri” (e, dunque, città): fronteggiare l’autunno caldo, sostenere le riforme (politiche, sociali ed economiche) e, se si mette male, preparare le elezioni. Già, ma ‘quali’ elezioni intende preparare e affrontare Renzi per legittimarsi? Tre le scadenze possibili. La prima è certa, definita: le elezioni amministrative che si terranno nelle principali città italiane (Milano, Torino, Bologna, Napoli) a primavera del 2016 (la data, non ancora fissata, è comunque compresa tra aprile e giugno). Elezioni che sono il vero cruccio di Renzi: il premier teme di perderle, tanto che s’è già messo alla caccia del (suo) miglior candidato in ogni città.
La seconda sta nel referendum istituzionale sulla riforma del Senato e del Titolo V (ddl Boschi). Solo che, tra rimpalli vari tra Camera e Senato (siamo, anche se nessuno lo dice e scrive, ancora dentro la ‘prima’ lettura, almeno finché non uscirà un testo identico tra le due Camere), intervallo di pausa di riflessione di tre mesi (ex art. 138), seconda e definitiva lettura, adempimenti istituzionali vari (che richiederanno almeno altri sei mesi), anche il renziano più ottimista sa che il referendum non si terrà prima dell’autunno 2016. Renzi è sicuro di vincerlo, impostando la campagna sugli slogan «meno senatori, più decisioni» e «no alla Casta dei super-stipendi», ma certo è che oggi è ben di là da venire. La  terza sono, per quanto negate dal premier come dai suoi, le elezioni politiche anticipate. Si farebbero con l’Italicum (che ha in ogni caso una data di entrata in vigore differita al I giugno 2016), per la sola Camera, in quanto il Senato non sarà più elettivo, se passerà il ddl Boschi, o con l’aggiunta del Consultellum (un proporzionale) per il Senato, se la minoranza bloccherà tutto o se non si troverà la quadra che il premier continuerà a cercare, in questi mesi, con Forza Italia per ottenere la non elettività dei futuri senatori.
Renzi, al Meeting, ha definito l’Italicum «una rivoluzione che impedirà i continui assalti della tua minoranza o delle opposizioni (come è ora, ndr.): voti un candidato e uno schieramento e chi vince governa, non come il Senato attuale, dove voti tante volte per vincere, come al Telegattone…». Un’arma, le Politiche, da ‘fine di mondo’, certo, ma – dicono i renziani – «se la minoranza si mette di traverso e ci impedisce di riformare il Senato, Matteo, che pure non vuole andare a votare, scioglierà i suoi ultimi dubbi». Anche per questo, il premier ha deciso che non accetterà più ‘mediazioni’, con la minoranza dem, non solo sulla riforma del Senato, ma anche sui territori, a partire dalle regioni rosse.
«CON I MILITANTI e i dirigenti del Pd ci vado a parlare io, festa per festa, sezione per sezione. Voglio riportare il Pd al 40% – ha spiegato il premier ai suoi – e ci riuscirò, anche curando di più e meglio l’organizzazione del partito, colpevolmente e a lungo trascurata».
Non a caso il premier, oltre che al Meeting per parlare al popolo di Cl, ha scelto come seconda tappa Pesaro, cuore delle Marche, accolto dal ‘suo’ Matteo Ricci, e come terza l’Aquila, simbolo dell’eterna ricostruzione al Sud. Non a caso, la campagna d’inverno di Renzi, già iniziata con un’incursione a Villalunga (RE) il 13 agosto, partirà con un tour nelle feste dell’Unità, a partire dalle regioni rosse, come anticipato dal governatore emiliano Stefano Bonaccini (“Renzi verrà in tutte le principali feste dell’Unità della regione”). Ieri era a Rimini accanto al premier, il governatore dell’Emilia-Romagna: presto verrà chiamato a Roma per ricoprire il delicato incarico di responsabile Enti locali. Perché la minoranza del Pd, come la ‘ripartenza’ del partito, va affrontata ad armi pari e con chi la conosce bene.
Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2015 a pagina 4 del Quotidiano Nazionale