Il guaio è che l’ex premier si guarda attorno e vede che qualcosa non va. Renzi, si sa, detesta Emiliano che contro di lui brandisce la spada, recluta truppe, specie al Sud e, soprattutto, deve ancora testimoniare sul caso Consip, ma teme Orlando, che invece sembra tirare di fioretto. Eppure, il ministro ieri era in una radio a cantare Zingaradi Iva Zanicchi: la strategia dello staff è di rendere “simpatico” un introverso. Si vedrà se funziona, certo è che Orlando miete consensi trasversali tra le truppe parlamentari dem: stanno con lui 80 deputati e 33 senatori contro i 58 senatori e 190 deputati di Renzi, che sono tanti, ma non tantissimi, e i sette deputati e due senatori di Emiliano, che invece sono pochi, ma fa scalpore l’arrivo del fioroniano pugliese Gero Grassi. Per Orlando c’è l’endorsment della senatrice Cirinnà, neo -eroina del movimento Lgbt per la legge delle unioni civili, sta per arrivare Sandra Zampa, vicepresidente del Pd e, soprattutto, storica portavoce di Romano Prodi (che, per ora, non dice né se né chi voterà alle primarie dem), oltre a quelli delle residue truppe lettiane e, forse, e pure presto, dello stesso Enrico Letta.
Ecco perché Renzi si è messo, testa bassa e pedalare, a organizzare al meglio la tre giorni del Lingotto, il lancio della sua candidatura a un congresso dove si gioca tutto. L’ex premier sostiene che “non sarà una Leopolda, non vi aspettate lo stesso stile scanzonato e gioioso”, assicurando che comunque la kermesse fiorentina tornerà “in autunno”. Eppure, ci rassomiglia molto. Ci si accredita, per dire, non sul sito ufficiale del Pd, ma sul sito www.matteorenzi.it , ci saranno gli ospiti eccellenti (Padoan, Bonino e altri). Ci saranno i tavoli tematici, spalmati su tre giorni: da venerdì, quando Renzi aprirà i lavori nel tardo pomeriggio, fino a domenica, quando sempre Renzi – che lancerà il ticket con il ministro all’Agricoltura, Maurizio Martina – li chiuderà. “E’ un momento di riflessione, approfondimento, dialogo”, spiega, dove “ce le diremo tutte: cosa abbiamo fatto, cosa dovevamo fare meglio, cosa potremo fare. Non dico che vi annoieremo” – dice – “dal primo all’ultimo minuto, ma è giusto sottolinearne il carattere programmatico”. “Renzi che ‘minaccia’ di annoiare? Non è più lui”, dicono i suoi avversari, sempre più maligni.
NB: I due articoli sono usciti l’8 marzo 2017 a pagina 12 e 13 del Quotidiano nazionale.