Largo ai fedelissimi. Renzi rafforza il controllo sul partito: Assemblea, Direzione e Segreteria. Un’intervista a Ettore Rosato: il rapporto tra Pd e governo

4 Maggio 2017 0 Di Ettore Maria Colombo

Matteo Renzi prepara il suo discorso di investitura in vista dell’Assemblea nazionale di domenica prossima, il luogo che lo proclamerà, formalmente, nuovo segretario del Pd. Il Pd, per ora, non ha più una proposta ufficiale, sulla legge elettorale, anche se Renzi la promette “presto”, parlando ai suoi: vuol dire che domenica, in Assemblea, la specificherà. Intanto, mentre alla Camera, in Commissione Affari costituzionali, il presidente, Andrea Mazziotti di Celso, ha chiesto una settimana in più per approntare il testo base che, entro il 29 maggio, deve arrivare in aula a causa della Babele di proposte dei vari partiti, informalmente il Pd prima ha parlato ai 5Stelle proponendo loro di accordarsi su un premio alla lista per chi arriva al 37% dei voti ma, da due giorni, anche a FI e Lega (ieri il ministro Lotti ne ha parlato fitto fitto col leghista Giorgetti). In questo caso la proposta è un sistema tedesco basato sul 50% di collegi e il 50% di liste corte bloccate, con una soglia di sbarramento unica al 5% che fa già imbufalire Ap.

Sui nuovi assetti del partito, invece, i giochi sono già fatti. Innanzitutto va detto che – grazie al lavoro certosino di Lorenzo Guerini, vicesegretario uscente con Deborah Serracchiani (al loro posto ci sarà un vicesegretario unico, carica che verrà affidata al ministro Maurizio Martina) – Renzi avrà un controllo ferreo in Assemblea e in Direzione. Sui mille delegati congressuali eletti contestualmente alle tre mozioni, Renzi ne ha, in totale, 707, Orlano 212, Emiliano 88 (più tre parlamentari). Sui 700 eletti della mozione Renzi-Martina, però, ben 489 sono renziani di stretta osservanza, 92 di Area dem (la corrente del ministro Franceschini), 65 fanno capo all’area di Martina e 70 sono Giovani Turchi. Per superare la soglia magica di 501 (50,1%) serve aggiungere il gruzzolo della stragrande maggioranza che i renziani doc godono tra i cento parlamentari che, insieme ai 20 segretari regionali (tutti renziani), ai ministri, altre personalità varie, vanno a integrare i membri dell’Assemblea (totale: 1100). E così, con 510/520 delegati Renzi, al netto di Franceschini, potrà contare su una maggioranza ‘bulgara’ e assai granitica.

In ogni caso, le due mozioni alternative, quella di Orlando e di Emiliano, rifiuteranno la gestione unitaria, mentre sono più possibiliste sull’offerta – se, però, mai vi sarà – di una gestione comune degli organi di garanzia (presidente e vicepresidenti d’assemblea, presidenti organi di garanzia). Per la carica di presidente, “Matteo ci sta pensando”, dicono i suoi. Probabilmente resterà Orfini, alleato di Renzi, un’ipotesi potrebbe essere di investire Guerini, ritenuto anche dagli avversari super partes, o la Pollastrini (Orlando) oppure una personalità come Nicola Zingaretti, governatore del Lazio che si è schierato con Orlando per il congresso, ma che va predicando il ritorno all’unità del partito. La nuova segreteria, che verrà formalizzata solo dopo la Direzione di settimana prossima, sarà la sagra del renzismo. Matteo Richetti farà le veci del coordinatore e portavoce, Ricci, Carbone, Ermini e Morani resteranno al loro posto, come pure, ovviamente, il tesoriere, Francesco Bonifazi mentre Michele Anzaldi sarà responsabile Comunicazione. Figure di esperienza (Nannicini e il viceministro Bellanova) affiancheranno giovani in ascesa come Ascani (ex lettiana), Gribaudo (area Orfini) e un ex Sel area Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia in grande ascesa nell’Olimpo renziano. Ci saranno dei giovani sindaci ‘pescati’ da Renzi nei territori (Ciro Bonajuto di Ercolano, Davide Galimberti di Varese, Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria) mentre al delicato e cruciale settore dell’Organizzazione andrà il giovane (classe 1976) Andrea Rossi, emiliano e uomo di fiducia del governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini, oltre che ex sindaco di Casalgrande (vicino Reggio-Emilia).
NB: L’articolo è stato pubblicato a p 8-9 del Quotidiano Nazionale del 4 maggio 2017


2. Intervista al capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato sul governo Gentiloni 

 

“Gentiloni è un dirigente del Pd, e questo è il governo del Pd”, dice il capogruppo alla Camera dem, Ettore Rosato, “ma il Pd deve essere di supporto, stimolo e confronto continuo rispetto all’azione del governo”. Infatti, i ‘paletti’ che Rosato pone non sono pochi e nessuno di poco conto.

Cosa chiedete al governo Gentiloni? Un cambio di passo?

“Serve continuità con quanto fatto negli anni del governo Renzi: bisogna andare avanti sul calo della pressione fiscale e sugli investimenti per creare nuova occupazione e aiutare il sociale. Politiche che hanno portato a risultati tutti positivi per il sostegno dell’occupazione e la crescita economica. Dobbiamo andare avanti su questa strada”.

Confindustria dice: ‘Nella manovrina ci sono troppe tasse’.

“La manovrina farà il suo percorso parlamentare e la esamineremo con attenzione. Ritoccare le tasse su tabacchi e giochi non è un aumento della pressione fiscale, ma solo la rimodulazione della tassazione su due settori specifici”.

Il Pd promette che nella manovra d’autunno non ci saranno nuove tasse. Ma come farete a impedire l’aumento dell’Iva?

“Sono quattro anni che non aumentiamo la pressione fiscale. Possiamo e dobbiamo continuare su questa linea. Aumentare la pressione fiscale produce più danni dei benefici che porta. Padoan sa fare il suo mestiere bene. Troveremo con lui il giusto equilibrio anche questa volta”.

E’ pensabile fare una manovra economica senza sfondare i parametri UE?

“La UE non è il nostro maestro e anche noi come Italia ne facciamo parte. Interesse comune è definire misure che applichino le regole europee con l’elasticità consentita. Questo per sostenere la ripresa economica, creare investimenti, aumentare i posti di lavoro. In ogni caso, abbiamo scritto tutto nel Def e ci atterremo a quello”.

Cosa fare su Alitalia?

“Noi siamo convinti che vada salvata dal fallimento in tutti i modi senza risorse pubbliche a fondo perduto, ma investendo tutta la forza del governo in una trattativa che consenta all’Italia di non perdere un asset industriale importante e un pezzo di economia reale del Paese”.

Dopo le primarie, le elezioni sono più lontane o più vicine?

“Non farei più calendari delle elezioni. Occupiamoci delle tante questioni di merito, a partire dalla legge elettorale”.

A proposito, si farà mai una nuova legge elettorale?

“Noi abbiamo fatto una proposta chiara, il Mattarellum. Gli altri ne hanno fatte dieci diverse. Bisogna trovare una sintesi nella consapevolezza come giustamente ha chiesto il Presidente. Ma il Pd non è autosufficiente per approvarla. Serve trovare un accordo ampio alla Camera su un testo che poi regga anche alla prova del Senato”.

I 5Stelle hanno fatto la loro proposta. Come rispondete?

“I 5Stelle sono un interlocutore poco affidabile. Ogni loro dichiarazione sul punto viene smentita sei ore dopo. In ogni caso la valuteremo, come ogni altra proposta. E faccio notare che il modo migliore per far fallire una trattativa sulla legge elettorale è quella di annunciarla sui giornali…”.

Offrirete la gestione unitaria del Pd a Orlando e Emiliano?

“Il Pd è di tutti, Renzi lo ha detto più volte. Noi vogliamo far sentire tutti a casa loro e l’offerta vale per tutti”.


NB: Questa intervista è stata pubblicata su Quotidiano Nazionale il 3 maggio 2017.