Sicilia corda pazza. Centrodestra unito, centrosinistra diviso, ma coalizione ‘da Alfano a Pisapia’ possibile. Due articoli

31 Agosto 2017 0 Di Ettore Maria Colombo

Il Pd in Sicilia prova la via della coalizione ‘larga’ da Alfano a Pisapia

Un centrosinistra ‘nuovo’ e ‘largo’, “da Alfano a Pisapia”, impensabile anche solo fino a un mese fa. In Sicilia, per le elezioni regionali del prossimo 5 novembre (legge elettorale tutta particolare: 5% di sbarramento, 10% di premio di maggioranza, 7 consiglieri su 70, al primo miglior piazzato) va in scena, grazie al Pd, il “rovesciamento delle alleanze”. Alfano e i suoi centristi, che valgono tra il 5 e l’8%, si riconciliano con Renzi dopo mesi di insulti e porte in faccia mentre Pisapia e i suoi rompono l’unità a sinistra, si alleano con il Pd e, al tempo stesso, ricompattano Mdp di Bersani e D’Alema e Sinistra italiana di Fratoianni che vanno da soli. L’operazione che lo stesso Renzi riteneva quasi impossibile porta le impronte del ministro Delrio e del coordinatore alla segreteria Guerini – che in Sicilia si è fatto le vacanze, pur di portare a casa il risultato – e la benedizione del ministro Orlando e della sua area, oltre che dell’area Franceschini.
E così ieri (lunedì 28 agosto, ndr.), da un albergo, il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, ha rotto gli indugi e annunciato la sua candidatura “come candidato civico nell’ambito di un campo largo e di una coalizione di centrosinistra”. Il suo nome era quello indicato dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, legato a doppio filo proprio con l’ex sindaco di Milano Pisapia. Il partito regionale siciliano, guidato da Fausto Raciti, che ieri ha riunito la Direzione, mal lo digerisce, ma tant’è: sul suo nome è arrivato il sì di Alfano e di Casini perché Micari “è un moderato” e quello di Pisapia perché è “un civico”. A un certo punto si fa strada l’idea di un ticket con il presidente uscente della regione Sicilia, Rosario Crocetta, che invoca le primarie altrimenti minaccia di scendere in lizza da solo, ma non se ne farà nulla. Micari avrà il sostegno di tre liste: Pd, Alternativa popolare (gli alfaniani), entrambi presenti con nome e simbolo, e una civica di ‘orlandian-pisapiani’.
Formalmente, Micari (e, da parte sua, Raciti) continuano a invitare la sinistra (Mdp e SI) a dialogare e riunirsi, ma è una finta: sanno già che la sinistra-sinistra andrà da sola. Il candidato c’è già: è Claudio Fava, vicepresidente della commissione Antimafia, che da giorni scalpita ai box. La decisione di Mdp di rompere con Pisapia è nata in ambito locale: i colonnelli siciliani di Bersani (Capodicasa) e di D’Alema (Crisafulli) non ne hanno voluto sapere di andare con il Pd, ma i vertici nazionali hanno avallato la decisione pronti a rinfacciare a Pisapia il comune “mai con Alfano”. Mdp e SI, che nell’isola ha il volto del giovane deputato Erasmo Palazzolo, riusciranno di certo a compattare tutta la sinistra radicale, anche per superare lo sbarramento al 5%, ma solo dopo il voto decideranno se stare all’opposizione, sostenere un governo Pd-Ap, come propone il governatore toscano Enrico Rossi, che già parla di “soccorso rosso”, o un governo monocolore M5S, come auspica l’Mdp che fa capo a Bersani, anche se i suoi smentiscono con forza ogni intento di ‘appoggiare’ i 5Stelle. Certo è che la rottura, a sinistra, tra Mdp e Pisapia, avrà forti ripercussioni nazionali: “Noi non la volevamo – dicono i colonnelli di Pisapia – ma rischia di diventare una slavina che spazzerà via le alleanze locali (nella primavera del 2018 si vota per le regionali in Lazio e Lombardia e pure quelle alleanze di centrosinistra sono a rischio, ndr.) e anche quella nazionale tra di noi”. Facendo nascere un inedito centrosinistra che, perno il Pd, andrà da Alfano a Pisapia.
NB: Questo articolo è stato pubblicato martedì 30 agosto sul Quotidiano Nazionale

Il quadro generale di tutte le candidature e il ‘caso’ Crocetta

 

Le elezioni regionali siciliane terremotano il quadro politico. Esclusi i Cinque Stelle, da due mesi già in campo, anche se privi di alleati, con il loro candidato, Giancarlo Cancellieri, le divisioni tra partiti fino a ieri alleati si sprecano. Il centrodestra ha ritrovato solo da poco la sua unità: il candidato, ormai è ufficiale, sarà l’ex presidente della Provincia di Catania ed ex esponente di An, Nello Musumeci, appoggiato da Fratelli d’Italia (Meloni e la Russa, vertici nazionali del partito, lo hanno voluto dall’inizio), da ‘Noi con Salvini’, versione meridionalistica della Lega Nord, dall’Udc (senza, però, Casini e D’Alia, convolati a nozze con il Pd e Ap) e, soprattutto, da Forza Italia. Il coordinatore regionale, Micciché, in prima istanza ha sponsorizzato l’accordo con i centristi di Alfano, poi il leader del movimento degli ‘Indignati’ in salsa siciliana, Gaetano Armao, che è piaciuto molto al Cavaliere, quando lo ha incontrato di persona. Ma alla fine Micciché ha dovuto cedere alla necessità di Berlusconi di stringere i bulloni dell’alleanza nazionale del centrodestra: ecco perché, al massimo, Armao farà ticket, a capo della sua lista di professionisti, con Musumeci che sarà il titolare dell’alleanza e candidato governatore e che, nei sondaggi, è già al 40% mentre i 5stelle sono calati al 38% e il Pd fermo al 21%. Anche i centristi di Ap hanno i loro problemi: gli alfaniani del Nord (Formigoni, Albertini e sopratutto il capogruppo alla Camera, Maurizio Lupi) non vogliono accettare l’alleanza con il Pd e tornare nell’alveo del centrodestra, ma anche diversi portatori di voti siciliani, deputati e senatori alfaniani, avrebbero scelto di convogliare i consensi su… Musumeci.
I veri problemi, però, sorgono, tanto per cambiare, nel campo del centrosinistra. Con la benedizione di Renzi e Alfano, Pd e Ap (più Casini e D’Alia, ormai ex Udc) puntano sul rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, candidatura civica e moderata scelta e voluta dal sindaco del capoluogo siculo, Leoluca Orlando. Ma pur avendo incassato il sì – ‘silenzioso’ – di Campo progressista (Pisapia non si è ancora esposto pubblicamente, ma i suoi dirigenti locali sono tutti per Micari), Mdp e SI hanno rotto le trattative e, entro il fine settimana, formalizzeranno la candidatura alternativa del vicepresidente della commissione Antimafia, Claudio Fava. Ieri, a complicare il quadro, ci si è messo il governatore uscente, Rosario Crocetta: vuole le primarie, chiede di “non umiliare il Pd” (diversi i malumori interni, in effetti, sul nome di Micari) e minaccia di candidarsi comunque con la sua lista Il Megafono, oltre che di far cadere la giunta regionale che presiede e a cui restano pochi mesi di vita visto che, appunto, il 5 novembre si vota.


NB: Questo articolo è stato pubblicato su Quotidiano Nazionale il 31 agosto 2017.