Scoppia la pace tra Prodi e Renzi. E il Pd tesse la tela delle alleanze: un sole, il suo, e tre piccoli pianeti intorno
6 Ottobre 2017NB: Questo pezzo è stato pubblicato il 6 ottobre 2017 e non tiene conto della relazione di Renzi alla Direzione del Pd per approfondire la quale rimando all’articolo di domani…
Il Pd di Renzi torna al centro della scena
Riallaccia antichi legami come quello tra Matteo e Romano, Renzi e il Prof, grazie a una telefonata di disgelo che, tra i due, è intercorsa una settimana fa e cioè neppure in questi giorni politicamente caldi, dato che Prodi è negli Usa. Il dialogo sarebbe stato, più o meno, questo. Il Prof dice al segretario: “Io non ce l’ho affatto con il Pd, non voglio vederlo morto o sconfitto, il Pd è l’unico baluardo democratico di questo Paese e penso che rimanga il cuore di un alleanza di centrosinistra che non esiste senza un Pd forte. Il mio sogno da sempre è l’unione di tutti i riformisti; ieri era l’Ulivo, poi è stato il Pd, tutti facciamo errori, spero che ora sceglierai la strada della coalizione ampia, di un nuovo centrosinistra largo che guardi a sinistra e al centro, ma un centrosinistra largo e forte deve essere alternativo al centrodestra”. E Renzi che risponde: “Ci stiamo provando, Romano, il Rosatellum serve a questo, a formare una coalizione, spero che altri ci stiano. Oggi, vedrai, ne parlerò in Direzione”.
Sottotesto: spero che la legge passi indenne sotto il fuoco dei franchi tiratori, col voto segreto in Aula, e che Pisapia e altri come lui si convincano che, per dirla con Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria dem, “il nodo ineludibile, per chiunque voglia ricostruire il centrosinistra in Italia, è il rapporto con il Pd”. D’altronde, l’appoggio chiaro che Renzi sta offrendo al governo Gentiloni e il suo continuo richiamare il ‘gioco di squadra’, citando sempre il premier e i migliori ministri del governo (Minniti, Delrio, etc.), rassicura sia il fronte prodiano (e ulivista in senso lato, Pisapia compreso) che i big interni al suo stesso partito.
Infatti, a Renzi sta riuscendo anche un’altra non facile impresa, quella di compattare i big dem (Orlando, Cuperlo, Franceschini): questi ultimi non ne metterebbero più in discussione la leadership, anche se perdesse le elezioni in Sicilia (Orlando lo ha detto chiaramente giorni fa) e ne stanno appoggiando comunque l’iniziativa sulla nuova legge elettorale perché il Rosatellum, pur se deficitario, è un incentivo a fare le coalizioni.
Si inizia, dunque, a intravedere – se il Rosatellum diventerà legge – la costruzione un ‘sistema di alleanze’ in cui il Pd è il pianeta più grande e centrale (il Sole, diciamo) e le altre liste, o partiti, i pianeti satelliti. Secondo le indiscrezioni del Nazareno, sarebbero, per ora, queste liste almeno tre. Una lista laica-libertaria come ‘Forza Europa’, fondata dal viceministro Benedetto Della Vedova che inglobi i Radicali di Cappato e coinvolga personalità di spessore come Emma Bonino. Una lista centrista, cattolica e moderata, dove ‘annacquare’ (e far digerire ai militanti di sinistra) Ap di Alfano, Lorenzin, Cicchitto (ma non Lupi) insieme ai cattolici di Dellai e i Moderati di Portas, che potrebbe ambire, forse, anche a superare la soglia del 3%, guidata o meno che sia dal ministro Calenda, anche se c’è chi dice, nel Pd, che questi ambisca ad altro: a tornare al governo oppure, se mai la giunta Raggi cadrà prima del tempo, a candidarsi a sindaco di Roma. E una lista di sinistra-centro che (arrivi, o meno, l’apporto di Pisapia e del suo Campo progressista), punti pure al 3% con il contributo di sindaci di città medio-grandi (Lecce, Cagliari, Palermo) e governatori di regioni importanti (Zingaretti in Lazio, Bonaccini in Emilia, etc.), una ‘terza gamba’ civica, progressista e di sinistra. La rottura, ormai incandescente, tra Pisapia e D’Alema può avere anche queste conseguenze: Pisapia che torna a guardare e ad allearsi con il Pd, la guerra interna al Pd che si placa, Prodi che benedice il nuovo Ulivo.