Regionali in Friuli e Molise, amministrative a giugno. Test importanti anche in vista di un nuovo governo. Testa a testa M5S-centrodestra, Pd fuori gioco

Regionali in Friuli e Molise, amministrative a giugno. Test importanti anche in vista di un nuovo governo. Testa a testa M5S-centrodestra, Pd fuori gioco

9 Aprile 2018 1 Di Ettore Maria Colombo
Contrassegni elettorali Politiche del 4 marzo 2018

Contrassegni elettorali Politiche del 4 marzo 2018

“Tra qualche giorno – ricorda spesso Matteo Salvini – si vota alle regionali: una bella vittoria del centrodestra lancerebbe un bel segnale per il Quirinale”. Le consultazioni al Colle segnano il passo, ma le elezioni regionali in Molise (314 mila abitanti), il 22 aprile, e in Friuli (1.223 mila abitanti), il 29 aprile, si avvicinano mentre più lontane restano quelle nella regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, dove si voterà il 20 maggio.
Per quelle due date di aprile, forse, potrebbe non ancora esserci un governo e il risultato elettorale di due regioni sia pure molto particolari (il Molise è il più piccolo tra le ordinarie, il Friuli è a Statuto speciale) potrebbero pesare sul piatto delle trattative per il governo. Il risultato delle Regionali è atteso con speranza, e sicumera, dalla Lega, che conta di vincere sicuramente in Friuli e di poterlo fare, insieme a tutto il centrodestra, anche in Molise. I 5Stelle in Molise sono fortissimi e primi nei sondaggi (potrebbe essere la prima regione italiana governata dall’M5S), ma sanno che arriveranno solo secondi in Friuli. Il Pd, invece, sa che sta per collezionare altre due sconfitte, anche se sono loro le amministrazioni uscenti in entrambe. Le elezioni in Valle d’Aosta, invece, non dovrebbero riservare sorprese perché la tradizione autonomista locale è dura a morire, anche se, per la prima volta, i 5Stelle hanno ottenuto un deputato, in Valle, a discapito degli altri partiti nazionali e anche della storica forza autonomista, l’Unione valdotine, da sempre alleata al centrosinistra, che è riuscita, dunque, a eleggere solo un senatore.
A giugno, infine, si terrà anche un’importante tornata di elezioni amministrative (primo turno il 10 giugno, eventuali ballottaggi il 24 giugno). I comuni al voto sono 797 per un totale di quasi 7,1 milioni di italiani e, tra essi, votano ben 21 capoluoghi di provincia: sono Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Massa, Messina, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso, Udine, Vicenza e Viterbo. Qui, ovviamente, il quadro è variegato ed è difficile poter stabilire con così largo anticipo chi potrebbe vincere, ma il partito votato alla sconfitta è sempre lo stesso, il Pd, dato che in 16 capoluoghi su 21 le amministrazioni uscenti sono democrat: difficilmente il Pd riuscirà a confermarne altrettante mentre il centrodestra è davanti quasi ovunque.
E così, come si diceva, il piccolo Molise potrebbe diventare la prima regione italiana governata dai 5Stelle. I dati delle recenti politiche parlano chiaro: il 4 marzo, in Molise, l’M5S ha preso il 44,8% dei voti contro il 29,8% del centrodestra e il 18,1% del Pd. Tra Camera e Senato, i 5Stelle hanno vinto tre collegi uninominali su tre (due Camera e uno Senato) e, nel complesso, quattro seggi su cinque (il quinto, per l’effetto flipper dei resti insito nel Rosatellum, lo ha vinto una deputata di LeU, Giuseppina Occhionero, con solo il 3,4% dei voti!). Alle Regionali del 22 aprile il candidato dei 5Stelle è un ragazzo di 33 anni, Andrea Greco, laureato in Legge e mai eletto da nessuna parte, neppure in un consiglio comunale. Il centrodestra candida Donato Toma, presidente dell’ordine dei commercialisti di Campobasso: pur storicamente forte in regione, dove ha espresso a lungo i governatori (Michele Iorio su tutti), e appoggiato da ben nove liste (quattro nazionali e cinque locali, tra cui una ispirata proprio dall’ex governatore Di Iorio), difficilmente riuscirà a recuperare oltre 15 punti. Il candidato di centrosinistra è Carlo Veneziale, assessore della giunta di centrosinistra uscente, guidata da Paolo Di Laura Frattura, che ha cinque liste in appoggio, tra cui LeU, e nessuna chanche di farcela.
In Friuli, dopo un braccio di ferro iniziale che aveva visto Berlusconi avanzare la candidatura del forzista ed ex governatore Renzo Tondo, Salvini ha ottenuto il via libera per il suo candidato, Massimiliano Fedriga, attualmente deputato della Lega. A Fedriga si oppongono il candidato del centrosinistra, Sergio Bolzonella, ex vicepresidente della giunta uscente a guida dell’ex vicesegretaria del Pd, Deborah Serracchiani (che è stata eletta deputata ma si è dimessa da segretario regionale dopo il tonfo alle Politiche), e Alessandro Fraleoni Morgera (M5S). In Friuli la Lega è il primo partito (25,8% alle Politiche) e, nonostante il buon risultato dei 5Stelle (24,5%), l’unità del centrodestra, in Regione, è difficlmente scalfibile: Lega, FI e FdI hanno vinto 7 collegi su 7 con il 43%. Il centrosinistra si è fermato al 23% (con il Pd al 18%) e ha ottenuto due collegi, tra cui quello della Serracchiani, solo grazie i resti. Il Friuli è una sconfitta annunciata per il Pd, una vittoria certa per Salvini. I 5Stelle otterranno un buon risultato, ma non prevarranno. In ogni caso, con una regione al centrodestra (il Friuli) e una ai 5Stelle (il Molise), e indipendentemente dai risultati della Val d’Aosta, anche i risultati delle regionali prossime venture rischiano di non modificare in nulla il quadro nazionale e, dunque, al di là dei desiderata di Salvini, non costituire alcun viatico nazionale per alcun governo.

NB: L’articolo è pubblicato il 9 aprile 2018 a pagina 10 del Quotidiano Nazionale.